Saffo, la decima musa
Saffo, la poetessa che ha inventato le canzoni d’amore e Aspasia, amante e complice delle politiche culturali di Pericle nell’Atene del V secolo a.C.: le loro figure aiutano a capire i diversi ruoli delle donne nella Grecia arcaica e classica, un’epoca travolgente alla radice della nostra civiltà. Lo racconta Cristoforo Gorno in “Cronache di donne leggendarie”, in onda lunedì 14 aprile alle 21.40 su Rai Storia. Nella puntata interviene Silvia Romani, docente di Mitologia, Religioni del Mondo Classico e Antropologia del Mondo Classico all’Università Statale di Milano.
Saffo, famosa poetessa, era originaria di Lesbo, isola dell’Egeo che si trova di fronte alla Troade. Nasce tra la fine del VII e la prima metà del VI secolo a.C a Ereso, ma visse la sua vita a Mitilene, il centro più importante dell’isola. Era contemporanea di un altro poeta di Lesbo, Alceo. Entrambi i poeti sono rappresentanti della lirica monodica melica, cioè la lirica monodica cantata. Saffo fu in grandi rapporti con Alceo, che le rese omaggio col verso: Cinta di viole, pura, riso di miele, Saffo. Come lui, anche lei era di origine aristocratica ed espresse nelle sue liriche severi giudizi nei confronti dei parvenus, uomini e donne non ricchi di nascita. Le critiche di Saffo verso di loro furono superiori a quelle – si dice – che Alceo rivolse contro il tiranno di Mitilene Pittaco che veniva chiamato da lui kakopatridos, di oscuri natali. Per capire gli accenti aspri di Saffo basta leggere i versi in cui celebra la caris, la grazia, ovvero ciò che rende aggraziata una donna. Qui lei rimprovera a una ragazza del tiaso di aver concesso i suoi favori a una rivale particolarmente sgraziata: Quale zoticona ti strega la mente? Si chiede Saffo. Le fanciulle che arrivavano nel tiaso venivano educate alla raffinatezza, alla grazia, all’eleganza.
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