Climbing Iran

Nella Repubblica Islamica dell’Iran, Nasim Eshqi è diventata un’alpinista e una climber di grande valore, capace di aprire “nuove vie” non solo in montagna, ma anche e soprattutto attraverso la cappa dei vincoli che condizionano la vita delle donne nel suo Paese. Un personaggio protagonista di “Climbing Iran” firmato da Francesca Borghetti, in onda sabato 14 giugno alle 22.30 su Rai Storia per il ciclo “Documentari d’autore”.
Sfidare le altezze, arrampicarsi sulle rocce a strapiombo e, infine, conquistare la vetta. Scalare per Nasim non è solo ricerca di adrenalina, esercizio di abilità, come d’altronde non lo è quasi mai per chi pratica free climbing. Non lo è di certo per una giovane donna nata in un luogo ancora intriso di cultura patriarcale, dove praticare uno sport all’aperto è particolarmente difficoltoso per chi appartiene al genere femminile. Perciò, arrampicarsi per Nasim è anche metafora, gesto simbolico: sfidare la montagna, per lei, vuol dire combattere i pregiudizi, affrontare i retaggi maschilisti. Ed è per questo che ciò che Nasim fa assume il significato di atto di ribellione, segno di emancipazione: “Non ha importanza se sei ricco o povero, bianco o nero, iraniano o italiano, uomo o donna. La gravità attira tutti verso il basso, con la stessa forza. E questo mi ha dato un grande senso di libertà e uguaglianza”. Già, libertà e uguaglianza, diritti a essere se stessi rivendicati dalla nostra protagonista attraverso l’esempio e la dimostrazione: gestire le proprie forze, affrontare i pericoli, salire un passo alla volta, lentamente. Nasim sa che i cambiamenti richiedono tempo, costanza, fatica. Esattamente come fa la montagna quando le offre una nuova via da percorrere, un’altra vetta da conquistare. Nasim sa tutto questo ed è consapevole che nella società, grazie al contributo di persone come lei, le istanze di modernizzazione sono sempre più forti.
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