
Nel 2002 Vittorio Foa scrive una serie di lettere a due ex compagni di partito, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin, invitandoli a esprimersi sul “silenzio dei comunisti”, ossia su cosa avesse rappresentato per loro il Pci e la militanza politica, interrogandosi al contempo sulle ragioni per cui sempre meno persone si definissero “comunisti”. Da queste sette epistole verrà poi tratto un volume, pubblicato da Einaudi, una sorta di epistolario pieno di passione, che pone domande forti e imbarazzanti alla sinistra, sulla necessità della rivoluzione, chiamando in causa vecchi e nuovi comunisti. Un testo non pensato per la scena, dunque, ma che fornisce lo spunto per dibattere problemi di una società in piena crisi, una crisi causata dalla transizione tra due epoche storiche. Temi che Luca Ronconi, nell’ambito delle manifestazioni culturali previste per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006, porta in scena in “Il silenzio dei comunisti”, affidando a Luigi Lo Cascio, Maria Paiato, Fausto Russo Alesi i ruoli dei tre protagonisti. Uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino, e ancora inedito, che Rai Cultura propone sabato 22 febbraio alle 21.15 sui Rai 5 con la regia tv di Emanuele Garofalo, a dieci anni dalla morte di Ronconi. Nei dialoghi scorre la storia del Partito Comunista Italiano, degli anni della Ricostruzione, delle vittorie, dei fallimenti di una compagine politica di riferimento per gli Italiani di oltre mezzo secolo. Dichiarava Ronconi in merito allo spettacolo: «Il silenzio dei comunisti è un testo che invita al dialogo. Lo dicono chiaramente questi personaggi: è importante la conoscenza degli altri, il rapporto con gli altri, il dialogo con gli altri, senza rinunciare alla propria appartenenza. Non dobbiamo pensare che l’appartenenza sia esclusione.».
In questo lavoro, gli autori riflettono sul loro passato, in particolare sul piano politico, ponendosi domande sul futuro, sia collettivo che della sinistra.