Stasera in tv appuntamento con “Linea di confine”
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Stasera in tv appuntamento con “Linea di confine”

La tragedia del Moby Prince

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La tragedia del Moby Prince, “il disastro più grave della nostra navigazione civile”, ha detto il Presidente Sergio Mattarella. Centoquaranta morti, un solo superstite, una vicenda su cui non è ancora stata fatta chiarezza.  Antonino Monteleone ne parla in studio con Luchino Chessa, figlio del comandante del Moby Prince Ugo Chessa, lo storico Andrea Romano e il giornalista Luciano Scalettari, nel nuovo appuntamento con “Linea di confine”, in onda mercoledì 12 marzo alle 23.20 su Rai 2. Molte le domande rimaste senza risposta, ma soprattutto perché nessuno si è chiesto subito quale fosse la seconda nave coinvolta e come è stato possibile che la catena di comando che avrebbe dovuto coordinare i soccorsi si sia interrotta in modo così disastroso?

Il disastro del Moby Prince è stato un sinistro marittimo avvenuto la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince, di proprietà della Nav.Ar.Ma., entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. In seguito all’urto si sviluppò un vasto incendio, alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera, che avvolse il traghetto e causò la morte di tutte le 140 persone che, tra passeggeri ed equipaggio, si trovavano a bordo; l’unico sopravvissuto fu il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. Non è mai stato possibile stabilire esattamente quanto greggio sia stato versato sul Moby; secondo l’ing. Del Bene, nominato come consulente di parte civile, si trattò di una quantità compresa tra le 100 e le 300 tonnellate. Il 28 maggio 1998 la nave, rimasta ormeggiata nel porto di Livorno e posta sotto sequestro, affondò; fu poi recuperata e avviata alla demolizione in Turchia. Solo nel 2018 è stata pubblicata la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta su quella che è stata, in termini di perdita di vite, la più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopoguerra.

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