Il 16 marzo 1978, a Roma, in via Fani, un commando delle Brigate Rosse sequestra il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e uccide i cinque uomini della sua scorta. Il Paese è sconvolto. Ma qual è la reazione dei partiti e delle forze sociali? Il drammatico evento del rapimento del presidente della Dc, artefice del dialogo tra cattolici e comunisti, pone la classe politica di fronte a un terribile dilemma: trattare o no con i terroristi per arrivare alla sua liberazione? A “
Passato e Presente”, in onda domenica 16 marzo alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli e il professor Agostino Giovagnoli ricostruiscono il caso Moro e le diverse reazioni della politica.
Durante i 55 giorni di prigionia, Aldo Moro viene sottoposto a lunghi interrogatori da parte del brigatista Mario Moretti. Per ogni argomento, poi, il Presidente DC scriveva di proprio pugno un “verbale” sui fogli quadrettati riempiendo diversi blocchi
. Questi documenti, redatti personalmente da Moro e poi dattiloscritti dalle
BR durante la prigionia costituirono il cosiddetto
Memoriale Moro. La copia originale non verrà mai ritrovata, mentre alcuni esemplari dattiloscritti e fotocopiati vennero ritrovati nel covo di via Monte Nevoso 8 a Milano il 1º ottobre 1978 e il 9 ottobre 1990. Gli interrogatori vennero registrati su un normale registratore, ma le bobine contenenti le domande di Moretti e le risposte di Moro non furono mai ritrovate.
Scaduti i termini di secretazione, sono stati pubblicati alcuni documenti realizzati durante la sua attività politica. Nell’ottobre 2014 è stata costituita la commissione d’inchiesta parlamentare, alla cui presidenza si è insediato Giuseppe Fioroni. Il pensiero moroteo è stato scandagliato negli ultimi anni alla ricerca di una traccia che possa teorizzare un piano teoretico di Moro. Ricercatori, collaboratori, filosofi si sono impegnati, non soltanto in ambito storiografico, a decifrare la vasta memoria di scritti e discorsi dello statista.