Un film di Jim Jarmusch
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Paterson conduce un’esistenza apparentemente monotona nel New Jersey, nella città che porta il suo stesso nome. Vive con sua moglie Laura e il cane Marvin, fa l’autista di autobus e scrive poesie sul suo taccuino nelle pause del lavoro. Una sera però scopre che il suo prezioso quaderno ha fatto una brutta fine. Cosa farà? E’ un omaggio alla poesia firmato Jim Jarmusch il film “Paterson”, in onda lunedì 23 giugno alle 22.45 su Rai 5. Nel cast, Adam Driver, Golshifteh Farahani, Kara Hayward, Sterling Jerins, Jared Gilman.
A Paterson, New Jersey, c’è Paterson, un autista. Un Paterson per Paterson. Un Paterson-uomo che finisce per coincidere con Paterson-città. Come se l’urbanistica, per l’autista, fosse l’unica forma del possibile e del desiderabile, come fosse lo stato (in ogni senso) della mente. Uno a uno. «È un film che lo spettatore dovrà lasciare fluttuare davanti ai suoi occhi come le immagini che si vedono dal finestrino di un autobus, mentre si attraversano le strade di una piccola città dimenticata». Il finestrino: un luogo da cui guardare il mondo. Una prigione? Giorno dopo giorno, turno dopo turno, Paterson è l’unico orizzonte di Paterson. Perché Jarmusch, ed è questo che ne fa un autore politico, sa che è ogni uomo è, letteralmente, il tempo di cui dispone. La sua libertà. Il suo lavoro. Sapeva che per essere analogici, affastellare pagine e vinili, accumulare feticci e chincaglierie, e poter assaporare ogni goccia di sangue lentamente, come i protagonisti di Solo gli amanti sopravvivono, bisognava essere vampiri, essere oltre il tempo, avere il privilegio di non lavorare. Sapeva quali erano i tempi dell’inoccupato di Permanent vacation, dei Taxisti di notte, il ritmo dell’attesa di Ghost Dog, sicario, le sincopi liberissime del protagonista di Broken Flowers, che campava di rendita pregressa.
Appuntamento da non perdere.
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