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Stasera in TV: “Italia, viaggio nella bellezza”. Ogni due anni a Venezia. Una storia della Biennale Arte

Stasera in TV: "Italia, viaggio nella bellezza". Ogni due anni a Venezia. Una storia della Biennale Arte Stasera in TV: "Italia, viaggio nella bellezza".  Ogni due anni a Venezia. Una storia della Biennale Arte Le origini dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e l’idea di arte veicolata dalla manifestazione dalla sua nascita. Li racconta “Italia. Viaggio nella Bellezza” con “Ogni due anni a Venezia. Una storia della Biennale Arte”, in onda stasera alle 22.10 su Rai Storia.

Il documentario, firmato da Massimiliano Griner con la regia di Davide Rinaldi, propone una profonda riflessione storica sull’ “anima” della manifestazione con interviste al Presidente della Biennale Paolo Baratta, al curatore della 56esima edizione Okwui Enwezor, e con preziosi materiali delle Teche Rai e dell’archivio storico della Biennale.

Non una mera cronologia delle edizioni dal 1895 a oggi, ma uno sguardo prospettico su alcuni momenti cruciali della Biennale, visti dai luoghi fisici, materiali che ne hanno determinato le vicende. Come lo storico Caffè Florian dove, negli anni Novanta dell’Ottocento, un gruppo di intellettuali partorisce l’idea della Biennale, e scommette sull’arte per rilanciare l’immagine di Venezia, mentre in tutta Europa soffia il vento del progresso e della speranza.

E c’è anche il padiglione “art Nouveau” del Belgio, primo paese ad accogliere, nel 1907, l’invito rivolto alle grandi potenze d’Europa – acerrime rivali sul piano geopolitico – a costruire uno spazio permanente all’interno dell’Esposizione, seguito poi dai padiglioni dell’Ungheria, della Francia, della Gran Bretagna, e della Russia zarista. Nazioni e strutture architettoniche che si aggiungono nei decenni, ad accrescere il prestigio e l’internazionalità della Biennale. Un’esposizione che trova il modo di sopravvivere a due guerre mondiali, e di rilanciarsi nel dopoguerra con edizioni di rottura che interpretano i fermenti di un mondo che cambia velocemente: come la Biennale del 1964, con l’arrivo degli artisti americani, frettolosamente etichettati sotto il termine “Pop Art”, che non li comprende tutti, che è sconvolgente, o quella del ’68 che si porta dietro la Contestazione.

O ancora le biennali degli anni Settanta con la politica che irrompe nei padiglioni a cercare di dettare temi e atmosfere. Da quel momento, le edizioni diventano tematiche, ma il fenomeno artistico non si fa imbrigliare. L’anima dell’Esposizione resta ciò che l’artista è in grado di produrre con il suo sentire, il suo genio, il suo talento.

Un’anima che ancora oggi segna lo spirito della Biennale, descritta dalle parole del suo presidente Paolo Baratta: “Il fenomeno artistico resta al di là delle congiunture economiche, del salire e scendere delle borghesie, delle aristocrazie, delle banche, della finanza, dell’industria, del potere politico, resta al fondo questo luogo nel quale si cerca di andare oltre, di vedere di più, di vedere più verità di quello che ci circonda”.

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