Stasera in tv torna l’appuntamento con “RAInchieste”

“Noi e l’automobile” di Luciano Emmer e Franco Bandini

Stasera in TV: "Italic, carattere italiano". Enrico Caruso
Non si può parlare dell’automobile, senza parlare anche degli italiani, perché l’auto non è solo un mezzo di locomozione, ma quasi un’appendice del corpo, un modo di apparire, di presentarsi e perfino di pensare. È per questo che il regista Luciano Emmer e il giornalista Franco Bandini realizzano nel 1962, in piena motorizzazione di massa, una inchiesta in sei puntate dal titolo “Noi e l’automobile”: incontri, avventure e passioni dell’italiano con la macchina. Un programma che Rai Cultura ripropone in “RAInchieste” con Giorgio Zanchini, in onda giovedì 5 giugno alle 21.10 su Rai Storia. L’inchiesta non vuole scoprire i lati tecnici della motorizzazione italiana, non è cioè una guida all’automobile, ma piuttosto una guida agli automobilisti per scoprirne il volto segreto, le reazioni psicologiche, le piccole e grandi manie, i vizi e le virtù spesso ancora attuali.
Nel 1960 in Italia circolano tre milioni di auto (quasi dieci volte di più del 1950) e un italiano su venti ha un mezzo a quattro ruote. Oggi, le auto immatricolate, sono 39 milioni. Eppure, nel 1960 già ci si lamentava del traffico, del rumore, della qualità delle strade, e i pedoni che affrontano quotidianamente le vie cittadine si sentono già una minoranza in stato d’assedio.
L’inchiesta comincia il suo racconto proprio dalla scuola guida, passaggio obbligato per coloro che vogliono conquistare l’agognata patente. Ci si sofferma sulle scelte d’acquisto, sugli accessori che personalizzano il proprio autoveicolo. Si arriva infine al termine del viaggio, alla meta finale di ogni auto: la sfasciacarrozze. Una fine triste, una separazione necessaria. Ma la tristezza, si sa, dura poco. Perché è in arrivo un nuovo modello.
“Noi e l’automobile” di Luciano Emmer e Franco Bandini è il ritratto in presa diretta dell’automobilista italiano in piena motorizzazione di massa.
Questa sull’automobile è l’“opera prima” di Emmer.

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