Stasera Spotlight presenta: “Mille giorni di prigionia”
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Stasera Spotlight presenta: “Mille giorni di prigionia”

La guerra degli ucraini torturati nelle carceri russe, di Raffaella Cosentino

Stasera Spotlight presenta: “Mille giorni di prigionia”
Trattamenti inumani e degradanti, torture, lunghi periodi di isolamento. Senza cure mediche né medicine. È quanto emerge dal racconto degli ucraini che tornano dalla prigionia in Russia. Crimini di guerra, in violazione delle convenzioni internazionali, come sottolinea l’ultimo rapporto di Amnesty International.
Spotlight“, nel reportage di Raffaella Cosentino dal titolo “Mille giorni di prigionia”, in onda sabato 22 marzo alle 18.30 e in replica domenica 23 alle 20.30 su Rainews24, racconta le storie degli ucraini catturati e imprigionati dai russi, liberati in seguito agli scambi dei prigionieri. Ma anche quelle di chi è scomparso e non è mai tornato e delle famiglie che continuano a sperare.
“La tortura più diffusa è chiamata ‘il telefono’– racconta un ex prigioniero – Si tratta di un vecchio telefono con la cornetta da cui escono cavi elettrici che ci mettevano ovunque: in testa, sui genitali, nel naso, con i piedi e le mani legate. Poi ci facevano l’elettroshock aumentando la quantità di corrente elettrica. Venivamo anche appesi a testa in giù a delle sbarre di ferro, e ci infilavano la testa dentro buste di cloro, costringendoci a respirarlo”.
Soldati, ufficiali, guardie di frontiera ma anche civili: secondo il New York Times a ottobre scorso nelle prigioni russe sarebbero stati detenuti ancora ottomila militari e quattordicimila civili ucraini.
La Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli inumani e degradanti (UNCAT) del 1984 prevede, all’articolo 4, che ogni Stato Parte provveda affinché qualsiasi atto di tortura costituisca un reato nel proprio diritto penale. Nonostante non vengano forniti ulteriori indicazioni sulla forma che il reato debba assumere, il Comitato contro la tortura (CAT), incaricato di monitorare l’implementazione della Convenzione, ha sempre interpretato tale disposizione come richiesta di prevedere una norma penale autonoma, distinta da altri reati generici.

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