Una storia come un dramma teatrale

La cronaca diplomatica piena di suspence su come gli Stati Uniti cercarono di bilanciare i propri ideali democratici con le considerazioni pratiche della loro realpolitik durante la Seconda guerra mondiale. Il culmine di questa lotta avvenne alla conferenza di Yalta del 1945, dove i “”Big Three”” (Roosevelt, Churchill e Stalin) si incontrarono per pianificare la riorganizzazione postbellica dell’Europa. È “Churchill, Roosevelt, Stalin in cammino verso Yalta”, introdotto e contestualizzato dal professor Gastone Breccia, proposto da Rai Cultura lunedì 3 febbraio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia, a ottanta anni dal vertice che iniziò il 4 febbraio 1945. Lo speciale si svolge come un dramma teatrale, con Roosevelt, un idealista morente che simboleggia una superpotenza militare; Churchill, il leader di un impero in declino con un acuto acume politico; e Stalin, un maestro dell’inganno all’apice del predominio militare.
Lo svolgimento della famosa conferenza e le decisioni politico-diplomatiche che furono raggiunte hanno dato luogo ad accese controversie in sede di analisi storiografica e di polemica politica internazionale. Per alcuni considerata l’origine della Guerra fredda e della divisione dell’Europa in blocchi contrapposti a causa soprattutto dell’aggressivo espansionismo sovietico, la conferenza di Jalta, secondo altri analisti, politici e storici rappresentò invece l’ultimo momento di leale collaborazione tra le tre grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, i cui risultati sarebbero stati vanificati soprattutto a causa di una serie di decisioni prese da parte occidentale, e di situazioni verificatesi nei mesi seguenti del 1945.
Ancora oggi, nei manuali di storia la conferenza di Jalta viene descritta come l’evento epocale in cui i tre leader mondiali si spartirono l’Europa in sfere d’influenza, benché fosse già chiaro, sulla base dell’andamento militare del conflitto, che l’Unione Sovietica sarebbe stata potenza dominante nell’Europa Orientale e Centrale. Tale stato di cose era stato deciso prima dalle vittorie sovietiche.
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