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Ingresso intero € 16,00 – ridotto € 14,00
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Teatro di Rifredi dal lunedì al sabato (ore 16:00 – 19:00) | [email protected]
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“I PROMESSI SPOSI ovvero: questo spettacolo non s’ha da fare” in prima nazionale al Teatro di Rifredi
L’idea di partenza di questa trasposizione teatrale de “I Promessi Sposi” è la convinzione che dentro questo grandioso romanzo storico ci sia in realtà una deliziosa commedia: o meglio due. La prima è la commedia della gente semplice, quasi una “commedia dell’arte” in cui due umili innamorati cercano tra mille peripezie di fare la cosa per loro più naturale: sposarsi. La seconda è la commedia delle umane passioni, una commedia filosofica, dove un’intera umanità di popolani e di signori, di buoni e di cattivi, di galantuomini che aspirano a far del bene senza riuscirci e di malvagi che s’ingegnano a far del male senza riuscirci, arranca, tra gli accidenti della Storia, verso un approdo dove solo un occhio esterno ed imperscrutabile – la Provvidenza? il Caso? – distribuisce premi e punizioni. Per raccontare la prima, tutta azione e travestimento, strepito e finzione, si è inscenato un piccolo teatrino dalle cadenze scherzose. Per raccontare la seconda si è spogliato questo teatrino fino alla nudità esistenziale delle vite dei personaggi.
Nella prima domina il Seicento, il secolo della sistematica violazione del Diritto, rappresentato nello spettacolo da tre figure emblematiche: Azzeccagarbugli, l’avvocato che non fa giustizia ma la ingarbuglia per venderla al miglior offerente, Don Abbondio il prete che non segue la religione ma le intimazioni dei prepotenti e Don Rodrigo, il nobile che non governa i suoi sudditi ma sottrae loro le mogli. Il culmine catastrofico della prima commedia è “la notte degli inganni” che è anche il momento a partire dal quale la seconda prende il sopravvento. In questa seconda commedia non c’è quasi più azione ma piuttosto la deriva dei personaggi: tra questi Don Ferrante e Donna Prassede, ingiustamente considerati personaggi minori. Ambedue le commedie confluiscono poi nell’immancabile lieto fine, nel quale però – come nota Giovanni Macchia – “si respira un’aria che turba”. Infatti su tutti e tutto si stende l’ala della Provvidenza che, come un grande occhio indifferente alle passioni umane, getta il suo sguardo fatale sul compiersi degli eventi.
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