Oggi in tv arriva la storia dell’orsa Dawn a “Geo”
Salvata da una fattoria della bile in Asia

La bile d’orso è stata utilizzata dalla medicina tradizionale asiatica per migliaia di anni. Essa contiene alti livelli di acido ursodesossicolico (UDCA), noto per essere utile nel trattamento di patologie che colpiscono il fegato e la cistifellea. Tuttavia, oggigiorno esistono numerose alternative erboristiche e sintetiche contenenti le stesse proprietà medicinali. Gli esperti di medicina tradizionale sono concordi nell’affermare che l’assenza di bile d’orso non comprometterebbe la salute di nessuno. In passato, la bile veniva procurata cacciando e uccidendo gli orsi allo stato brado per rimuoverne la cistifellea. Si trattava di un ingrediente particolarmente raro e pregiato, usato con parsimonia soltanto all’insorgere di specifiche condizioni mediche. Negli anni ottanta però diventò pratica comune rinchiudere gli orsi per continuare ad estrarre la loro bile per tutta la durata della loro vita. Oggi si stima che siano circa 10.000 gli orsi rinchiusi nelle fattorie della bile di tutta l’Asia. Esiste uno svariato numero di tecniche per l’estrazione della bile – tutte ugualmente invasive e traumatiche. I metodi differiscono tra Cina e Vietnam, spaziando dal “free-drip” che prevede l’incisione di un foro perennemente aperto nella colecisti, all’inserimento di un catetere permanente, fino alla localizzazione della cistifellea attraverso un’ecografia e l’estrazione della bile con un ago lungo 10 centimetri.