Recensione: “I bei tempi andati” al Teatro Le Salette: una riflessione teatrale sul tempo, la memoria e la nostalgia Recensione: "I bei tempi andati" al Teatro Le Salette: una riflessione teatrale sul tempo, la memoria e la nostalgia

Recensione: “I bei tempi andati” al Teatro Le Salette: una riflessione teatrale sul tempo, la memoria e la nostalgia

Recensione: "I bei tempi andati" al Teatro Le Salette: una riflessione teatrale sul tempo, la memoria e la nostalgiaCon I bei tempi andati, liberamente ispirato al genio di Harold Pinter, il regista Gianfranco Tomei porta in scena una riflessione intensa sul tempo, la memoria e la nostalgia. L’opera si inserisce con naturalezza nel solco del teatro dell’assurdo, affrontando interrogativi universali che attraversano epoche e generazioni. Al centro della trama c’è la domanda: i “bei tempi andati” sono mai esistiti davvero o sono solo un’illusione? La rievocazione del passato è un rifugio sicuro o una distorsione della mente?

Nel cuore della pièce, Pinter smaschera la costruzione arbitraria del passato, mentre Tomei traduce questa riflessione in una messinscena sospesa tra ironia e inquietudine. La storia si sviluppa in una Londra degli anni ’70, dove una coppia sposata, Kate (Arianna Cigni) e Deeley (Giancarlo Villani), riceve la visita di Anna (Sabrina Tutone), un’amica di gioventù di Kate. L’incontro, carico di rievocazioni del passato, mette in luce la fragilità del presente, creando una tensione palpabile tra il desiderio di rivivere un tempo perduto e l’impossibilità di farlo.

I tre protagonisti sono intrappolati in un tempo frantumato, dove le certezze si dissolvono e il passato si sovrappone al presente in un gioco di continui rimandi. Arianna Cigni interpreta Kate con precisione ed espressività, restituendo pienamente la fragilità emotiva del personaggio. Sabrina Tutone, nel ruolo di Anna, bilancia con abilità pause e gesti, dando vita a un personaggio complesso e sfumato, sospeso tra il passato e il presente. Giancarlo Villani, infine, restituisce con sobrietà e intensità la tensione del personaggio di Deeley.

La regia lavora sul non detto, con dialoghi spezzati che si rincorrono e si annullano, mentre la scenografia minimale accentua il senso di spaesamento dei protagonisti. In questo contesto, la riflessione sulla memoria si intreccia con una critica sociale sottile, esplorando il consumismo, il thatcherismo e l’illusione del progresso, temi che emergono come sfondi latenti, aggiungendo profondità alla rappresentazione.

Recensione: "I bei tempi andati" al Teatro Le Salette: una riflessione teatrale sul tempo, la memoria e la nostalgia
In foto da sinistra Sabrina Tutone Arianna Cigni e Giancarlo Villani

I bei tempi andati non offre risposte chiare, ma insinua dubbi, lasciando lo spettatore sospeso tra il rimpianto per un tempo che non può essere recuperato e la consapevolezza che la memoria è spesso una distorsione del reale. Un’opera teatrale che, con rigorosa fedeltà, restituisce lo spirito pinteriano, proponendo un viaggio nel tempo della memoria e nell’inquietudine del presente.

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