Recensione: Respira e sorridi – Voler bene al bene Recensione: Respira e sorridi - Voler bene al bene

Recensione: Respira e sorridi – Voler bene al bene

Recensione: Respira e sorridi - Voler bene al bene
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Voler bene al volersi bene è un’attività che spesso può rivelarsi contraddittoria. Passando attraverso le forche caudine della sofferenza, riusciamo ad evadere da nere prigioni, attraverso condotte fognarie intricatissime. Poi, col tempo, ci prende la voglia di raccontare quell’esperienza, farne dono agli altri, provando a trasmettere ciò che davvero conta.

È un’impresa ciclopica. Però ci proviamo.

Per cui, se devo esprimere un parere obiettivo sul libro di Simona Caddeo Respira e Sorridi, direi che ci troviamo di fronte a un manuale di sopravvivenza al quotidiano, cui però manca la parte degli “effetti collaterali”, delle eventuali ricadute, controindicazioni. Dunque, l’intero impianto non si regge sulla difficoltà a trovare “la propria strada” (che a leggere bene il libro di Caddeo, sembrerebbe il vero minimo comune denominatore di tutti i personaggi) ma piuttosto su una fiducia totale e illimitata (non so se dei personaggi o dell’autrice) nella citazione di testi sacri e nel potere curativo della persuasione attraverso la parola sempre positiva.

Quando si scrive un libro, un libro zeppo di argomenti potenzialmente toccanti come Respira e sorridi di Simona Caddeo, veniamo (indirettamente) investiti di una grande responsabilità. Muoversi pomposamente sulla musica di Verdi, esagerando i gesti, fidandoci della nostra sensibilità interiore la “doppierebbe”: mancheremmo di rispetto a quella musica, sarebbe un po’ come dire “non mi fido di Te, ci penso io: se faccio le cose col cuore non potrò mai sbagliare”.

E di certezze di questo tipo, il libro abbonda, va detto. A parte l’uso, anzi, l’abuso delle lacrime (“cominciò a piangere”/le lacrime cominciarono a scorrere copiose” sono frasi che tornano perlomeno 70 volte). Piangono sempre, i personaggi di Caddeo. Troppo, a mio modo di vedere. Essere sensibili va bene; avere problemi ai dotti lacrimali è un’altra storia.

In Respira e sorridi si racconta un percorso sofferto ma doveroso, e forse una delle qualità del libro risiede proprio in questa dicotomia tra accogliere e respingere, anzi, rilanciare, che i personaggi fanno costantemente (senza però che vari problemi esterni li creino eccessivi turbamenti, devo dire. Intuiamo l’epilogo della vicenda abbastanza facilmente).

Ciononostante la lettura scorre rapida; c’è qualcosa, in questo libro, che ti tiene compagnia.

Provi la medesima sensazione di quando ti capita di rivedere le fiction Mediaset di fine anni ‘90 o inizio 2000 (“Ultimo”, “Distretto di Polizia”, avete presente?). Ti dici: “tu guarda come recitano male” eppure non cambi canale.

C’è sempre qualcosa che noi non sappiamo, evidentemente. Potremmo aggrottare le sopracciglia di fronte a questo libro. Invece facciamo nostre le indicazioni della madre della protagonista: respiriamo e sorridiamo. E passiamo a un altro volume.

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