La “fortuna” nell’arte

La storia dell’arte è piena di vite avventurose, non solo quelle degli artisti, ma spesso quelle delle stesse opere. Opere così amate da essere rubate, così simboliche da diventare strumenti politici, o così preziose da assumere involontariamente il ruolo di simbolo, opere che subiscono guerre, calamità naturali, atti vandalici. Opere che spesso assumono fama e riconoscibilità anche per le alterne fortune che sono costrette a subire. Come il David di Michelangelo, la cui storia realizzativa, già ricca di complicazioni, è solo una parte delle vicende successive: dagli atti vandalici che ha subito, al trasporto nell’attuale collocazione. Ma ci sono anche opere ridotte ridotta in pezzi per esigenze di mercato, come dimostra l’esempio di una tela del Barocci nel duomo di Urbino, raccontata da chi l’ha poi ricomposta.
E ancora la Torre di Pisa: perché pende? Un “difetto” diventato una caratteristica unica, che l’ha resa un monumento noto in tutto il mondo. Andrea Maestrelli, presidente dell’Opera Primaziale Pisana, e l’ingegnere Nunziante Squeglia ne tracciano le avventurose vicende di costruzione e restauro.
Chi ne ha subite tante, poi, è la Basilica di Collemaggio all’Aquila, fin dalla sua costruzione nel 1288. Tra terremoti e “sbaroccamenti”, è l’esempio di un’opera che ha cambiato “abito”.
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