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Recensione: “Il talismano di Fedro” – Desiderare, vedere, essere

Recensione: “Il talismano di Fedro” - Desiderare, vedere, essere Recensione: “ Il talismano di Fedro” - Desiderare, vedere, essereIl talismano di Fedro
di Davide Susanetti
Carocci Editore

Nella bella premessa dell’autore, ci appare chiaro come cambi il nostro atteggiamento prima e dopo la rilettura di un libro. A ogni rilettura infatti, “è come se un orizzonte si dilatasse e insieme si definisse, facendoci misurare i passi che abbiamo compiuto e andare là dove le parole sembrano indicare”. È risaputo infatti che la rilettura di un libro che ci è particolarmente piaciuto, ci fa vedere delle visioni sempre diverse, tanto da portarci a farci cambiare in modo radicale le nostre prospettive.

Il libro è articolato in tre capitoli:

  • A piedi nudi sul prato“

  • L’uccello dell’anima e il cuore incendiato”

  • In riva al mare“

Nel primo capitolo Socrate e il bellissimo Fedro, si trovano in un prato a leggere un libro e parlare di anima, desiderio e amore ma, soprattutto, si parla di discorsi e di parole, autentico nutrimento per l’anima e la mente. Viene così istantanea la domanda: possono i libri e i discorsi rovinare l’esistenza? Sì, se si pensa che quello ammaliante convince la bellissima Elena di Troia a lasciare il marito per Paride e a far scatenare una guerra. Il discorso, dice Socrate, deve essere come un corpo vivente, ma senza anima, non si può scrivere “cose belle” e servirà quel tutto senza il quale ogni cosa sarà inutile.

Nel secondo capitolo una miriade di uccelli di ogni razza è alla ricerca di un sovrano che, a detta della sapiente upupa, esiste in un luogo impervio ed è di una sconvolgente bellezza. Ma il gruppo, partiti in migliaia, si riduce a una trentina, stremati a causa delle difficoltà trovate lungo il tragitto e, una volta davanti al sovrano, questi li mette di fronte alle loro debolezze e ai loro peccati. Anche qui la bellezza umana è come la scrittura: un velo che mostra e nasconde, separa e congiunge.

Nel terzo capitolo è di nuovo la bellezza a fare da protagonista. L’autore ci parla del libro “Morte a Venezia” di Thomas Mann. Il protagonista, Gustav von Aschenbach, è ammaliato dal corpo acerbo e perfetto di Tadzio che gli ricorda Fedro, anche lui adolescente e bellissimo. Dal prato di Fedro al lido incantato del mare veneziano, c’è lo stesso sbigottimento davanti alla perfetta bellezza di Fedro e quella di Tadzio.

Il libro di Susanetti ci porta a meditare sull’Amore come strumento di conoscenza nel quale si attua quella convergenza tra un logos, un discorso e la parola come emanazione di un corpo d’amore e sulla bellezza che assume le fattezze del mistero da cui l’anima e gli umani sono fatalmente attratti.

Davide Susanetti è nato a Venezia il 27 dicembre 1966 ed è professore di Letteratura greca all’Università degli Studi di Padova. Si occupa di teatro antico, filosofia greca e tradizioni esoteriche. Ha pubblicato numerosi libri tra cui Catastrofi politiche, Sofocle e la tragedia di vivere insieme e di recente La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione.

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