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Recensione: “Sì significa sì” – Il coraggio della denuncia

Recensione: “Sì significa sì” - Il coraggio della denuncia Recensione: “Sì significa sì” - Il coraggio della denunciaSì significa sì
di Carolin Emcke
Edizioni La tartaruga
Traduzione di Lucia Ferrantini

Sì significa sì” non è un romanzo e nemmeno un saggio e neppure un’autobiografia, ma piuttosto una riflessione amara che si riallaccia al movimento “metoo” (anch’io). Movimento che è un grido di denuncia e di liberazione contro la violenza sessuale subita dalle donne e che ha risvegliato le nostre coscienze. Le domande che si pone la scrittrice sono molte e riguardano soprattutto la via per impedire che questo scempio continui.
Domande tuttora senza risposte concrete che ci riguardano fin da piccoli. La Emcke pone l’accento sull’inutilità di mettere in guardia i bambini dall’”adescatore” senza specificare cosa possa accadere loro di male. E questo, sottolinea la Emcke, è esistito da sempre ed esiste tutt’oggi, e va cambiato.

Il punto, però su cui insiste la scrittrice, è che spesso è il potere, arma di potenza e di abuso, che spinge l’uomo ad approfittare della donna indifesa: potere fisico, potere economico, potere gerarchico, potere di razza e potere di casta che rende onnipotente chi lo possiede e inerme chi lo subisce ed è proprio da questo che dovremmo partire per pensare di poter cambiare le cose.

Poi c’è “la negazione”. Ma come è possibile venirne a capo se si tollera o si fa finta di niente? Possibile che il figlio non senta che il padre sta picchiando la madre? Si chiede la Emcke. Allora subentra la tolleranza che spesso è codardia o rifiuto che gli altri sappiamo. Un altro dettaglio relativo alla “negazione” non meno potente, è la vergogna del “dover riferire”, di descrivere dettagli che rendono la violenza privata ancora più umiliante.

Ma la violenza sessuale non è necessariamente quella fatta dall’uomo nei confronti della donna ma anche contro gli omosessuali, i bambini, i diversi.

Sì significa sì” scandaglia la percezione della volontà, del consenso, della possibilità dell’autodifesa, della possibilità fisica e mentale di acconsentire o di rifiutare sia che si parli della violenza sessuale che di quella fisica o psicologica.

Molti, e non solo uomini, hanno criticato il movimento “metoo” come estremamente femminista e lo hanno visto come un rifiuto della sessualità, ma la Emcke sottolinea che solo quando il sì è bilaterale (“io lo voglio come anche tu lo vuoi”), c’è il consenso, la voglia di fare sesso, altrimenti si parla di costrizione.

Un appello quindi a cambiare le leggi con strumenti più ampi di punizione e prevenzioni, alloggi per le vittime di violenza, siano essi donne oppure uomini, salari migliori per gli indifesi e, soprattutto, ascolto per i più fragili e deboli.

Caroline Emcke è nata nel 1967 in Germania e ha studiato filosofia a Londra, Francoforte e Harvard. Tra il 1998 e il 2013 è stata inviata in alcune delle regioni più tormentate del mondo e ha al suo attivo molti premi e riconoscimenti.

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