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1941, quando gli italiani invasero la Jugoslavia

Il Regno di Jugoslavia, nato alla fine della prima guerra mondiale dalla dissoluzione dell’Impero asburgico e di quello ottomano, aveva incluso nel suo territorio popolazioni diverse per etnia, religione e costumi che iniziarono ben presto a scontrarsi tra loro: i Serbi, ortodossi, i Croati e gli Sloveni, cattolici, ed i Bosgnacchi, musulmani.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Jugoslavia si dichiarò neutrale. Con una popolazione generalmente favorevole agli Alleati, il governo jugoslavo dovette tuttavia soppesare l’importanza e la vicinanza delle potenze dell’Asse. La Germania tollerava il mantenimento della neutralità jugoslava in cambio di una crescente sottomissione economica, disapprovata da Gran Bretagna e Francia. L’obiettivo tedesco nell’area fino al 1940 fu quello di mantenere la pace per continuare a ricevere dalla Jugoslavia le materie prime cruciali per la sua industria bellica, in particolare il petrolio rumeno che veniva trasportato sul Danubio al Reich. L’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 complicò la posizione jugoslava.
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