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Stasera in tv arriva “Campi Flegrei, terra di fuoco”

Convivere con un vulcano

Stasera in tv arriva "Campi Flegrei, terra di fuoco"

A nord ovest di Napoli c’è un’area misteriosa, battezzata dagli antichi greci col nome di Campi Flegrei, che significa campi ardenti, perché sorge sopra un’intensa attività geotermica. Un luogo raccontato dal doc “Campi Flegrei, terra di fuoco” di Monica Ghezzi, in onda domenica 18 febbraio alle 22.00 su Rai 5. Passeggiare per i Campi Flegrei significa camminare dentro la caldera di un vulcano considerato tra i più pericolosi al mondo. Nonostante ciò, i Campi Flegrei sono un’area tra le più densamente abitate del Paese, come ricorda Giuseppe, nativo di Pozzuoli, che ha deciso, come tanti, di convivere con il rischio e il persistente odore di zolfo che, quando tira vento, si insinua nelle strade e nelle case. Giuseppe fa da guida in uno dei vulcani più spettacolari, la Solfatara: un paesaggio infernale, con lingue di fuoco, fumarole e acque ribollenti. Qui hanno trovato ispirazione letteratura e cinema, da Rossellini a Carlo Ludovico Bragaglia, che alla Solfatara ambientò una scena esilarante con Totò nel film “47 morto che parla”. E non a caso, nel suo Viaggio in Italia, Goethe scrisse di questi luoghi: “sotto il cielo più limpido, il suolo più infìdo”.

Un mondo che sale e che scende: montagne che compaiono in poche ore, come il Monte Nuovo che nel 1538 emerse come una furia dalla terra, territori che scompaiono, come la città di Baia, che in epoca imperiale era uno dei luoghi di villeggiatura più alla moda per gli aristocratici romani, inghiottita nei secoli dall’acqua. È il fenomeno del bradisismo, che nel 1970 portò all’evacuazione forzata del Rione Terra di Pozzuoli, il nucleo più antico della città, come raccontano Angelo e Procolo, due simpatici ex abitanti del rione.

La vita della popolazione è sempre condizionata dai fenomeni tellurici e il documentario incontra Francesca Bianco, del Dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia.

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