Stasera in tv Il delitto di via Poma a “Storie di sera”
Intervista esclusiva a Paola Cesaroni

Intervista esclusiva a Paola Cesaroni, sorella di Simonetta: “Ho subito interrogatori come se avessi ucciso mia sorella”, questo lo sfogo di Paola ai microfoni di “Storie di Sera”. E ancora: “Sono certa che persone che sanno siano ancora vive”, il monito misto a speranza di arrivare alla verità su chi ha ucciso la sorella.
Uno dei principali indiziati per l’omicidio di Simonetta Cesaroni fu Pietro “Pietrino” Vanacore, portiere dello stabile dove si trovava la sede dell’A.I.A.G.. Contro di lui le accuse furono diverse: la sua assenza nelle ore del delitto, l’acquisto recente di una smerigliatrice e la presenza di alcune macchie di sangue sui suoi pantaloni. Vanacore passò 26 giorni in carcere, per poi essere rilasciato in quanto le macchie ritrovate sui pantaloni riportavano solamente il suo DNA. Nel 2010, l’uomo si suicidò a causa dello stress mediatico e delle sofferenze giudiziarie legate al caso.
Un’altra persona coinvolta nelle indagini fu Raniero Brusco, l’allora fidanzato di Simonetta. Dopo un’analisi del DNA, condotta nel 2007, Brusco fu ufficialmente indiziato per l’omicidio, poiché nella stanza dove la ragazza perse la vita, vennero trovati otto alleli parzialmente coincidenti con quelli dell’uomo. Inoltre, il morso sul seno di Simonetta corrispondeva con l’arcata dentale di Brusco. Nel 2011, l’uomo venne condannato in primo grado a ventiquattro anni di reclusione, ma l’anno successivo venne assolto in appello. Decisione confermata anche dalla Corte di Cassazione nel 2014.
Tra gli altri indagati compaiono anche Salvatore Volponi, ex datore di lavoro della vittima, e Federico Valle, nipote dell’architetto Cesare Valle, presente nello stabile il giorno dell’omicidio. Tuttavia, le accuse contro i due uomini furono successivamente accantonate e archiviate.
Appuntamento da non perdere.