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Capalbio Libri: il “sentiero stretto” di Pier Carlo Padoan e il futuro dell’Italia

E’ una bella serata a Capalbio, l’incontro con l’ex ministro Pier Carlo Padoan, che rischiava di essere trasferito al coperto, si svolge regolarmente in piazza Magenta. La risposta del pubblico non si fa attendere e la piccola agorà del paese è piena. Il palco ripaga gli intervenuti: accanto a Padoan, Dino Pesole, autore dell’intervista che occupa le 280 pagine, Sergio Rizzo, vicedirettore de La Repubblica e famoso per essere coautore di La Casta e Giulio Napolitano, figlio del presidente emerito Giorgio e ordinario di Diritto amministrativo nell’Università degli Studi Roma Tre.

Capalbio Libri: il "sentiero stretto" di Pier Carlo Padoan e il futuro dell'Italia

“Ho ricevuto critiche da destra e da sinistra. Da destra hanno sostenuto che il debito non è stato ridotto, da sinistra che in realtà c’è stata troppa austerità e le riforme hanno indebolito il lavoro e l’occupazione. Ma proprio per questo confermo che è la strada giusta. Il sentiero stretto è imposto dai vincoli di finanza pubblica e dalle nostre rigidità strutturali, ma appunto ora occorre andare oltre.”. Questo il passaggio che dà il titolo al volume, edito da Il Mulino,  e anche la sintesi della difficoltà, da parte del professore di lunga esperienza nelle istituzioni economiche internazionali, di interpretare il ruolo di ministro dell’Economia in un governo come quello di Matteo Renzi, diviso tra la base tradizionale della sinistra e un elettorato liberal che il politico toscano era stato capace di attrarre in area PD.

In un momento di cambiamento delicato per l’Italia, il libro offre una discussione serrata sullo stato e sulle prospettive della nostra economia. Dal dialogo con Pesole scaturisce una riflessione aggiornata alla luce delle decisioni di politica economica assunte dal nuovo governo, con la revisione del quadro macroeconomico e la stesura della legge di bilancio. Inevitabile che il dialogo si dierezioni ben presto sulla compatibilità in termini economici delle misure portanti contenute nel cosiddetto “contratto di programma” Lega/Movimento Cinque stelle: dalla flat tax al reddito di cittadinanza e alla quota 100, visti in ottica critica dall’ex ministro, la prima per la sua incomprensibilità, persa tra proposte discordanti e dubbi di costituzionalità, la seconda perché dannosa per la tenuta complessiva del sistema previdenziale.

La conclusione di Padoan è amara: se fino allo scorso anno c’era un sentiero stretto, impervio ma percorribile, oggi quello è quasi scomparso, coperto dai rovi del populismo e sostituito da pericolose scorciatoie. Il risultato è una crisi di fiducia complessiva sulla nostra tenuta dei conti e, più in generale, del sistema Italia.
Non è mancato qualche intervento dal pubblico, tra giovani che hanno espresso le loro preoccupazioni per il futuro e un curioso siparietto con un non-elettore senese, che attribuiva la nascita dell’attuale governo alle responsabilità del PD, cui il professore ha dedicato la caustica risposta “Ci vuole una bella faccia tosta per dire questa cosa: sono contento che non mi abbia votato”.

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