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CuriosArte: Le donne dell’acqua e la seta del mare.

CuriosArte: Le donne dell'acqua e la seta del mare. CuriosArte: Le donne dell'acqua e la seta del mare.Ci sono storie meravigliose che si perdono nella notte dei tempi, acquistando via via profumo di leggenda.
Le donne dell’acqua, sacerdotesse del mare che vivevano sulle sponde del Mediterraneo, raccoglievano e lavoravano il bisso, la seta del mare.
La conoscenza si tramandava di generazione in generazione e passava attraverso gesti e parole imbevute di sacralità. Sacri i canti, intonati a ogni alba di fronte l’orizzonte. E  sacre le forme, sempre simboliche e dense di messaggi, intessute nel bisso.
Una sapere che nasceva da un canto quindi, come se a richiamare i filamenti d’oro fossero sirene, e che proseguiva in parole misteriose che ne accompagnano la filatura, quasi una danza. E così, con un rito altrettanto arcano e propiziatorio, Chiara Vigo, una delle ultime donne dell’acqua, porge un filo a chi la va a trovare: lo arrotola intorno all’anello che ha suggellato il suo giuramento dell’acqua, lo ritorce e lo dona.

Chiara Vigo è l’unico maestro di bisso al mondo, vera sacerdotessa di un rito che dai Caldei si è mantenuto pressochè intatto fino ai giorni nostri.

Il bisso, “il filo dell’acqua”, impercettibile al tatto, evanescente, molto più sottile di un capello umano, forte e luminoso, è prezioso, preziosissimo: non si vende, non si compera. Lo si può solo ricevere in dono.

La “seta del mare” si ottiene dai filamenti che secernono le Pinna nobilis, grandi molluschi conosciuti anche come nacchere, che attraverso essi si ancorano ai fondali sabbiosi.
Chiara ha imparato dalla nonna a nuotare in apnea nelle acque della laguna di Sant’Antioco, in Sardegna. Da lei ha imparato a dissalare la fibra, e a comporre il colore con le bave marine delle conchiglie e con le erbe.
Il racconto orale e i gesti della nonna fanno ormai parte di lei. La seta del mare rappresenta un mondo segreto che ogni maestro impara a conoscere attraverso gli insegnamenti del proprio predecessore. La tessitura è un vero e proprio rito arcaico e ancestrale, dal sapore quasi esoterico, la lavorazione custodita pressoché inalterata da millenni, soggiace al giuramento dell’acqua da parte dei “maestri” che decidono di intraprenderla: la solenne promessa di non lucrare profitti dalla seta del mare, accettando di consacrare la loro vita interamente al bisso.

“Ponente, Levante, Maestro e Grecale prendete la mia anima e buttatela nel fondale
Che sia la mia vita per essere, pregare e tessere…” 

La storia del bisso è antichissima dunque, risale ai Caldei della Mesopotamia all’incirca 7 mila anni fa. La Bibbia ne fa menzione in ben 46 passi, ne parla come tessuto del re Salomone e della regina Ecuba. Di bisso erano le vesti dei Faraoni, e successivamente anche i paramenti sacri dei papi e gli abiti regali di principi, re e imperatori.

Il filamento della Pinna nobilis viene prelevato nell’intervallo tra la prima luna di maggio e l’ultima di giugno, periodo in cui cessano i venti freddi e cominciano a spirare quelli caldi di scirocco e levante.

Se a Sant’Antioco la produzione continua grazie a Chiara Vigo, a Taranto l’ultima donna in grado di lavorare la seta del mare è morta negli anni Quaranta. Un mondo sospeso tra mito e realtà quello del bisso: un mondo governato da leggi implacabili. Rita del Bene, giovane tarantina, provò a vendere il bisso contravvenendo alla prima regola: esso non si vende e non si compra. Mai. Era un giorno di primavera quando Rita vendette i suoi 3500 chili di bisso alle Seterie “Sale” di Como.
Nata a Massafra nel 1909, sesta di otto figli, secondo la leggenda fu proprio questa sua disubbidienza a portarla alla morte.
Di ritorno da Como, non fece in tempo ad attraversare il ponte di Pietra, che morì. Di colpo, per un infarto. Finì così, con la sua morte la storia del bisso di Taranto.

Il bisso non perdona chi infrange il giuramento del mare, perchè, come il vero amore, si può solo donare.
Il bisso è quel tipo d’oro che può sfavillare solo sotto una particolare luce: quella di uno sguardo innamorato. Innamorato della vita stessa che null’altro è, se non, una complessa tessitura i cui fili dorati intrecciano la nostra intima disponibilità a credere alle sue favole e alla sua magia.

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