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FABRIANO, TEATRO GENTILE – Presentata la stagione 2022/23

FABRIANO, TEATRO GENTILE - Presentata la stagione 2022/23 FABRIANO, TEATRO GENTILE - Presentata la stagione 2022/23Il Teatro Gentile di Fabriano torna ad aprire le sue porte a una nuova stagione 2022/23 nata dalla collaborazione tra il Comune di Fabriano e l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiC. Sette spettacoli offrono la possibilità di vivere piacevoli momenti di evasione e invasione al Gentile che conferma la sua vocazione di luogo dedicato alla creazione artistica ospitando ben tre residenze di riallestimento, preziose occasioni per la città che ospita le compagnie per periodi più lunghi, favorendo un maggiore indotto economico e culturale.

L’apertura di stagione il 1 novembre è affidata a Mine Vaganti, prima regia teatrale di Ferzan Ozpetek che mette in scena, con rinnovato successo e l’interpretazione di Francesco Pannofino, Iaia Forte, Edoardo Purgatori, Carmine Recano e Simona Marchini, l’adattamento di uno dei suoi capolavori cinematografici, pluripremiato con 2 David di Donatello, 5 Nastri D’Argento, 4 Globi D’Oro, Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York e Ciak D’Oro come Miglior Film.

Il 27 novembre, al termine di una residenza di riallestimento, realizzata nell’ambito del progetto Crossover finanziato da Regione Marche / Assessorato alla Cultura, appuntamento con Rapunzel. Il musical, liberamente tratto dalla fiaba scritta dai fratelli Grimm, con Lorella Cuccarini nel ruolo di Gothel, Silvia Scartozzoni in Rapunzel e Renato Crudo, Phil. Dopo otto anni del debutto del musical, Alessandro Longobardi, per Viola Produzioni con O.T.I. Officine del Teatro Italiano, insieme al suo staff creativo, riporta in scena questo magnifico spettacolo dedicato al grande pubblico che ama sognare, con la regia di Maurizio Colombi.

Un intramontabile classico di Tennessee Williams, La dolce ala della giovinezza interpretato da Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni con la regia di Pier Luigi Pizzi giunge al Gentile il 16 dicembre. Scritto nel 1952 con debutto a Broadway nel 1959, lo spettacolo raccolta di Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato a una triste fine, una volta che ha perduto il suo unico bene, la gioventù. Ma Williams, da grande drammaturgo è capace sempre di stupire, sovvertendo genialmente il destino della nostra eroina.

Ancora una residenza di riallestimento a Fabriano per Testimone d’accusa, prima del debutto previsto il 15 gennaio. Nato come racconto nel 1925 e in seguito trasformato in commedia teatrale a tutti gli effetti, Testimone d’accusa è fra i capolavori di Agatha Christie. La pièce, costellata di suspense, intrighi, misteri e adattata per il cinema dal grande Billy Wilder e aveva come protagonisti Charles Laughton, Marlene Dietrich e Tyrone Power, giunge in scena con l’interpretazione di Vanessa Gravina e Giulio Corso, con la partecipazione straordinaria di Giorgio Ferrara e la regia di Geppy Gleijeses.

Il 26 febbraio arriva in scena il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, Elio, canta e recita Enzo Jannacci in Ci vuole orecchio, uno spettacolo in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, assieme a Elio ci sono cinque musicisti, suoi stravaganti compagni di viaggio.

Non è vero ma ci credo, una delle commedie più divertenti di Peppino De Filippo, interpretata da Enzo Decaro con la regia di Leo Muscato attende il pubblico l’11 marzo. Muscato, regista di solida formazione che ha mosso i primi passi nel teatro proprio nella compagnia di Luigi De Filippo, porta in scena questa pièce tutta da ridere, popolata da caratteri che sono versioni moderne dei personaggi di Molière che De Filippo amava. Con Decaro saranno sul palco gli attori Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone.

La stagione del Teatro Gentile si avvia alla conclusione il 19 aprile con un cast al femminile per la commedia Fiori d’acciaio di Robert Harling, affidata all’interpretazione di Tosca D’Aquino, Rocío Muñoz Morales e Martina Difonte. “Fiori d’acciaio, nella sua versione cinematografica, è uno dei romanzi di formazione della mia prima giovinezza – dichiara Michela Andreozzi che condivide la regia con Massimiliano Vado –, storie di donne, grandi figure femminili che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano, combattono e qualche volta muoiono. Fiori d’acciaio, che vidi in sala poco più che adolescente, è stato il film che più di ogni altro mi ha spiegato cosa significhi essere donne e, nonostante ciò, fare fronte comune, ovvero la famosa, leggendaria, solidarietà femminile”.

Nuovi abbonamenti dal 26 al 29 ottobre presso biglietteria del Teatro (0732 3644). Informazioni: AMAT 071 2072439, www.amatmarche.net.

1

NOVEMBRE

MINE VAGANTI

uno spettacolo di Ferzan Ozpetek

con Francesco Pannofino, Iaia Forte, Edoardo Purgatori, Carmine Recano

e con Simona Marchini

e (in o.a.) Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi

Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori

scene Luigi Ferrigno

costumi Alessandro Lai

luci Pasquale Mari

produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana

Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi capolavori cinematografici Mine vaganti.

**2 David Di Donatello **5 Nastri D’Argento **4 Globi D’Oro

**Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York **Ciak D’Oro come Miglior Film

Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?

Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura.

Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola.

Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.

L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità.

Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo.

Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze.

A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti.

Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce. Ferzan Ozpetek

27

NOVEMBRE

[residenza

di riallestimento]

RAPUNZEL

Il musical

liberamente tratto dalla fiaba dei fratelli Grimm

scritto e diretto da Maurizio Colombi

con Lorella Cuccarini

e con Silvia Scartozzoni, Renato Crudo

musiche originali Davide Magnabosco, Alex Procacci, Paolo Barillari

scene Alessandro Chiti

costumi Francesca Grossi

direzione musicale e arrangiamenti Davide Magnabosco

coreografie Rita Pivano

effetti di magia Erix Logan

effetti speciali aerei Max Martinelli

direttore di produzione Carlo Buttò

supervisione artistica Alessandro Longobardi

produzione Alessandro Longobardi per Viola Produzioni

in collaborazione con OTI – Officine del Teatro Italiano

residenza di riallestimento realizzata nell’ambito del progetto Crossover

finanziato da Regione Marche / Assessorato alla Cultura

Questa fiaba, scritta dai fratelli Grimm, risale al 1812. Nove anni fa, nel 2014, fu pubblicata una versione “musical”, inedita, messa in scena per la prima volta in assoluto, al Teatro Brancaccio di Roma e poi in tour in tutta Italia, con oltre 150.000 spettatori. La sfida è diventata un grande successo, grazie alla produzione, alla regia, agli effetti speciali, agli attori, e anche al ritorno in teatro di Lorella Cuccarini.

Dopo nove anni in cui il mondo è cambiato radicalmente, Alessandro Longobardi, per Viola Produzioni con O.T.I. Officine del Teatro Italiano, insieme al suo staff creativo, riporta in scena questo magnifico spettacolo dedicato al grande pubblico che ama sognare. Gli effetti scenici, che caratterizzano fortemente questo musical, impiegheranno nuove tecnologie ma saranno percepiti in modo semplice e romantico, in armonia con l’essenza della storia. Il cast artistico, formato da 18 attori performer, fra ballerini, acrobati, cantanti e attori, sarà totalmente nuovo, solo il personaggio di Gothel, verrà interpretato anche in questa edizione dalla divina Lorella Cuccarini.

Rapunzel il musical è scritto e diretto da Maurizio Colombi, con le musiche inedite e originali di Davide Magnabosco, Alessandro Procacci e Paolo Barillari e la direzione musicale di Davide Magnabosco. Le coreografie sono firmate da Rita Pivano. Le imponenti scenografie di Alessandro Chiti rappresentano una rilettura in chiave moderna dei luoghi e delle ambientazioni della classica favola medievale. L’impianto scenico mostra oltre 15 quadri in continuo movimento grazie al lavoro di uno staff esperto di tecnici. Tra gli effetti speciali non mancheranno la lunga chioma intrecciata di Rapunzel e le suggestive lanterne che voleranno sul pubblico. I costumi sono stati ideati da Francesca Grossi.

I personaggi ed il ritmo dei dialoghi sono caratterizzati dallo stile registico di Colombi che utilizza rumori e sottofondi per dare un effetto cinematografico ed un ritmo alla recitazione in stile cartoon. Nella storia ci sono personaggi assolutamente inediti, come Rosa e Spina, i due fiori parlanti con cui Rapunzel può confidarsi quando è rinchiusa nella torre; Segugio, la guardia reale che si esprime solo in Grammelot e lo specchio Spiegel, che riflette la coscienza di Rapunzel e dà voce ai suoi desideri. Rapunzel è una storia di amore, amicizia, potere e magia che aiuta a riflettere sull’importanza delle cose semplici che la vita ci regala.

LA TRAMA

Gothel, principessa di un regno, a causa di una salute compromessa, comincia a vivere nell’ombra della sorella Gretel che, bella e sana, viene designata regina al suo posto. Sentendosi rifiutata e dominata dall’ossessione per la bellezza e la giovinezza, con le sue arti magiche crea un fiore dallo straordinario potere: un raperonzolo capace di donarle nuovo splendore.

Gretel, divenuta regina, non riesce ad avere figli e il re chiede alla sorella un rimedio che aiuti la moglie a procreare. Gothel prepara così un filtro con il fiore, in cambio di una promessa: la figlia dovrà essere allevata e cresciuta da lei. Nasce una bambina chiamata Rapunzel, dai lunghi capelli biondi che posseggono lo stesso potere magico del fiore. Rapita e richiusa in una torre da Gothel, la bimba cresce senza alcun contatto con il mondo esterno. Ma nel giorno del suo diciottesimo compleanno, un ladro scanzonato di nome Phil, si imbatte nella torre e i due scappano inseguiti da Gothel. Durante la fuga, tra battaglie, inganni e briganti, Rapunzel scopre il mondo al di fuori. Quando la storia sembra volgere al peggio l’amore trionfa per volgere ad un lieto fine. Gothel è l’antagonista della storia e si potrebbe definire la protagonista negativa; è una donna dominata dalla vanità e dall’assillo della giovinezza (tema sempre attuale), che si dedica alla stregoneria e allo studio delle erbe officinali per assicurarsi l’eterna giovinezza. Tale ossessione non è frutto di malvagità fine a se stessa, come spesso accade nelle storie di pura fantasia, ma ha un’origine ben precisa: a causa di una salute malferma, vive all’ombra della sorella minore, bella e sana, che viene designata regina al suo posto. E così che i capelli magici di Rapunzel, diventano la sua medicina per restare eternamente giovane. “La mia vita è lei” è il pezzo che canta Gothel esprimendo il suo sentimento materno ma nello stesso tempo maligno e morboso, verso la principessa.

16

DICEMBRE

[residenza

di riallestimento]

LA DOLCE ALA

DELLA GIOVINEZZA

di Tennessee Williams

traduzione Masolino d’Amico

con Elena Sofia Ricci

e Gabriele Anagni

e con Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales

Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi

regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi

musiche composte da Stefano Mainetti

ligth designer Pietro Sperduti

produzione Fondazione Teatro della Toscana, Best Live

La proposta del Teatro della Toscana di pensare ad un progetto di regia per La dolce ala della giovinezza, è stato di grande stimolo e dopo un’attenta lettura, ho accettato, forte del fatto che avrei avuto la presenza nel cast, di Elena Sofia Ricci, nel ruolo della protagonista. Come d’abitudine il mio progetto comprende l’ambientazione e i vestiti. Williams ha una straordinaria abilità a costruire personaggi femminili al limite del delirio, sul bordo dell’abisso. Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato a una triste fine, una volta che ha perduto il suo unico bene, la gioventù. Ma Williams, da grande drammaturgo è capace sempre di stupirci, sovvertendo genialmente il destino della nostra eroina. [Dagli appunti di regia]

15

GENNAIO

[residenza

di riallestimento]

TESTIMONE

D’ACCUSA

di Agatha Christie

traduzione Edoardo Erba

con Vanessa Gravina, Giulio Corso

con la partecipazione straordinaria di Giorgio Ferrara

e con Bruno Crucitti, Sergio Mancinelli, Erika Puddu, Paola Sambo

Leonardo Sbragia, Antonio Tallura, Mohamed Yaser

regia Geppy Gleijeses

Nato come racconto nel 1925 e in seguito trasformato in commedia teatrale a tutti gli effetti, Testimone d’accusa è fra i capolavori di Agatha Christie. La pièce fu adattata per il cinema dal grande Billy Wilder e aveva come protagonisti Charles Laughton, Marlene Dietrich e Tyrone Power.

Suspense, intrighi, misteri tratteggiati con l’inarrivabile capacità di sparigliare le carte di cui l’autrice inglese fu assoluta maestra, sono il sale di questo splendida partitura dell’inganno che si conclude con un doppio colpo di scena imitato più volte e rimasto insuperato. Geppy Gleijeses dirige un grande cast più 6 giurati scelti tra il pubblico prima dello spettacolo.

Leonard Vole viene arrestato per l’omicidio della benestante Emily French. Poco prima di morire l’anziana signora, ignara del fatto che l’uomo fosse sposato, lo aveva nominato suo principale erede. Naturale dunque che sia proprio lui il maggiore sospettato dell’efferato delitto. A travolgerlo sarà però la testimonianza della moglie Romaine che invece di muoversi in difesa del marito si rivelerà un’efficace testimone dell’accusa.

26

FEBBRAIO

CI VUOLE ORECCHIO

ELIO CANTA E RECITA

ENZO JANNACCI

regia e drammaturgia Giorgio Gallione

arrangiamenti musicali Paolo Silvestri

con Elio

e Alberto Tafuri pianoforte, Martino Malacrida batteria

Pietro Martinelli basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri sassofono, Giulio Tullio trombone

light designer Aldo Mantovani

scenografie Lorenza Gioberti

costumi Elisabetta Menziani

regia Giorgio Gallione

produzione Agidi, International Music and Arts

un ringraziamento a Marco Presta, Francesco Piccolo, Michele Serra

NOTE DI REGIA di Giorgio Gallione

Saltimbanco non guardare, saltimbanco non toccare, non cercare di capire, che un sorriso dalla terza fila non arriva mai. E il teatro non si tenta, e la vita non si inventa, saltimbanchi si diventa si… ma poi… saltimbanchi si muore. Opla!” Enzo Jannacci

Uno spettacolo un po’ circo un po’ teatro canzone, dove una band di cinque musicisti, grazie agli arrangiamenti di Paolo Silvestri, permetterà ad Elio, filosofo assurdista e performer eccentrico, di surfare sul repertorio dell’amato Jannacci, nume tutelare e padre putativo di quella parte della storica canzone d’autore che mai si è vergognata delle gioie della lingua e del pensiero o dello sberleffo libertario, e che considera il Comico, anche in musica, non come un ingrediente ciecamente spensierato ma piuttosto un potente strumento dello spirito di negazione, del pensiero divergente che distrugge il vecchio e prepara al nuovo. Sovversione del senso comune, mondo alla rovescia, ludica aggressione alla noia e ai linguaggi standardizzati e che, contemporaneamente, non teme di creare disagio o generare dubbi.

Così, nel panorama infinito delle figure che abitano l’universo Jannacci trovano posto anche personaggi dolenti, clown tristi e inadeguati che spesso inciampano nella vita. Il nostro spettacolo sarà perciò un viaggio in questo pantheon teatralissimo, dove per vivere “ci vuole orecchio” e dove, da saltimbanchi si vive e si muore… Opla!

NOTE DI ELIO

Ci vuole orecchio non è un omaggio, ma una ricostruzione di quel suo mondo di nonsense, comico e struggente […] È un viaggio dentro le epoche di Jannacci, perché non è stato sempre uguale: tra i brani c’è La luna è una lampadina, L’Armando, El purtava i scarp del tennis, canzoni che rido mentre le canto. Ne farò alcune snobbate, Parlare con i limoni, Quando il sipario calerà. Perché c’è Jannacci comico e quello che ti spezza il cuore di Vincenzina o Giovanni telegrafista, risate e drammi. Come è la vita: imperfetta. E nessuno meglio di chi abita nel nostro paese lo sa. […] Una volta ci siamo incrociati negli studi Rai. Lui ha bofonchiato qualcosa, io pure, lui non ha capito, io nemmeno. Sono un timido. Mai avrei avuto il coraggio di dirgli “sono un tuo fan”. Questo è il solo contatto che ho avuto con Enzo Jannacci. […] Ma una curiosità c’è: mio papà era stato suo compagno di classe, me ne parlava, me lo faceva ascoltare e mi faceva già ridere. Da adulto mi ha affascinato la dignità del comico che ha portato nella canzone d’autore e lo stile surreale della sua risata, che poi era il clima del Derby, il cabaret di Milano, che per ragioni anagrafiche ho mancato. Col senno di poi rimpiango di non avere avuto dieci anni di più: gli anni 70, dilaniati dal terrorismo, sul piano artistico sono stati tra i più liberi e rivoluzionari. In quegli anni ci sono tutti i miei dèi, uno di questi è proprio Enzo Jannacci.

[Dall’intervista ad Anna Bandettini, su “la Repubblica”]

11

MARZO

NON È VERO

MA CI CREDO

di Peppino De Filippo

con Enzo Decaro

e con (in o.a.) Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino

Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone

regia Leo Muscato

scene Luigi Ferrigno

costumi Chicca Ruocco

disegno e luci Pietro Sperduti

produzione I Due della Città del Sole

Ho mosso i primi passi nel mondo del teatro quando avevo poco più di vent’anni. Mi ero trasferito a Roma per fare l’Università e non sapevo ancora nulla di questo mestiere. Mi presentai a un provino con Luigi De Filippo e lui mi prese a bottega nella sua compagnia. Mi insegnò letteralmente a stare in palcoscenico, dandomi l’opportunità di vivere la straordinaria avventura delle vecchie tournée da 200 repliche l’anno. Rimasi con lui per due stagioni; poi mi trasferii a Milano per studiare regia. Ci siamo rivisti ventidue anni dopo, pochi mesi prima che morisse. Mi chiese di pensare a un progetto da fare insieme. Ne pensai mille ma non abbiamo avuto il tempo di realizzarne uno. Ho deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ho fatto con lui, Non è vero ma ci credo. Rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, proveremo a dare a questa storia un sapore più contemporaneo. Quella che andremo a raccontare è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto. L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla sua scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. Qualunque cosa, anche la più banale lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uomo minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba. Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendator Savastano. Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questa sua intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona. Lo spettacolo concepito con un ritmo iperbolico condenserà l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti. Leo Muscato

19

APRILE

FIORI

D’ACCIAIO

di Robert Harling

con Tosca D’Aquino, Rocío Muñoz Morales, Martina Difonte

e altre tre attrici in via di definizione

regia Michela Andreozzi, Massimiliano Vado

produzione Corte Arcana, Virginy Film, L’Isola Trovata

Fiori d’acciaio, nella sua versione cinematografica, è uno dei romanzi di formazione che hanno accompagnato la mia prima giovinezza, insieme a Piccole donne, Harry ti presento Sally e Colazione da Tiffany: storie di donne, grandi figure femminili che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano, combattono e qualche volta muoiono. Più della letteratura, o forse in modo più efficace, il cinema mi ha insegnato gli infiniti modi di affrontare la vita: Fiori d’acciaio, che vidi in sala poco più che adolescente, è stato il film che più di ogni altro mi ha spiegato cosa significhi essere donne e, nonostante ciò, fare fronte comune, ovvero la famosa, leggendaria, solidarietà femminile. Che poi, tradotto in azione, significa conservare la propria identità, ritagliarsi un ruolo nel mondo, costruirsi uno spazio, intessere delle relazioni o alimentare dei conflitti e, malgrado tutto, essere capaci di unirsi. Obiettivo non sempre facile, che però perseguo da sempre: nei miei progetti, nel cinema, nel teatro, nella vita privata. Ormai, per me, fare fronte comune è diventata una sfida, crederci una fede e lavorarci una questione di coerenza. Alla luce di questo modus vivendi, Fiori d’acciaio è per me l’occasione di costruire, con un cast così ricco e variegato, una banda di soliste, in grado di suonare insieme ma di battere in volata quando serve; disegnare personaggi anche estremi ma capaci di ascoltarsi, o di imparare strada facendo ad accogliersi senza snaturarsi. Solo da adulta ho scoperto che il film era tratto da una pièce teatrale, ancora attualissima, sotto un superficiale strato di polvere fisiologico, e perfettamente rappresentativa di un microcosmo, quello del negozio di provincia, che è specchio di macrocosmi le cui dinamiche, perfino oggi, fanno fatica a cambiare. Per questo motivo abbiamo deciso di lasciare l’ambientazione di fine anni ’80, perché ci permette di osservare un tempo appena trascorso e ci racconta che siamo già nel futuro. E forse anche perché l’immagine e lo stile di quel periodo, negli abiti, negli arredamenti, ma soprattutto nella musica, sono ormai identificativi di un momento storico diventato ormai glamour. Oltre al fatto che certe modalità, oggi, sarebbero condizionate dalla tecnologia. Tutto questo mi hanno fatto approcciare al testo e al progetto con l’entusiasmo. E poi c’è l’affetto. Per me, un teatro affettuoso è ciò di cui abbiamo bisogno, un racconto di sentimenti e di ironia che qualche volta è crudele ma mai cinica, mai diventa sarcasmo. Se c’è una cosa che le donne sanno fare, è essere terribili, spietate e capaci di affrontarsi, insomma, dei fiori di acciaio, senza mai smettere di amare.

Michela Andreozzi

CAMPAGNA ABBONAMENTI

20 – 22 ottobre rinnovi con conferma posto

23 – 24 ottobre rinnovi con possibilità cambio posto

prelazione riservata agli abbonati della stagione 19/20 e della stagione 2022

26 – 29 ottobre nuovi

Biglietteria Teatro Gentile

dalle ore 16 alle ore 20

PROSA [7 SPETTACOLI]

PRIMO SETTORE 158 euro ridotto 126 euro

SECONDO SETTORE 126 euro ridotto 95 euro

TERZO SETTORE 95 euro ridotto 63 euro

LOGGIONE UNICO 50 euro

BIGLIETTI

dal 30 ottobre vendita biglietti Mine vaganti

dal 2 novembre vendita biglietti per tutti gli spettacoli

Biglietteria Teatro Gentile

due giorni precedenti lo spettacolo dalle ore 16 alle ore 19

il giorno di spettacolo serale dalle ore 19

il giorno di spettacolo pomeridiano dalle ore 16

PROSA

PRIMO SETTORE 25 euro ridotto 20 euro

SECONDO SETTORE 20 euro ridotto 15 euro

TERZO SETTORE 15 euro ridotto 10 euro

LOGGIONE UNICO 8 euro

RIDUZIONI

Le riduzioni sono previste per giovani fino a 25 anni, sopra i 65 anni, iscritti scuole di teatro e danza della città, soci Fenalc, Circolo Arci, DLF, Iscritti Università della Terza Età e Università Popolare di Fabriano, possessori Marche Cultura Card e Carta Regionale dello Studente previa esibizione della tessera e del documento di riconoscimento.

VENDITA ONLINE

www.vivaticket.com

L’acquisto on line comporta un aggravio del costo in favore del gestore del servizio e non consente di accedere alle categorie di riduzione.

INFORMAZIONI

Biglietteria Teatro Gentile 0732 3644 [nei giorni di apertura indicati]

Città di Fabriano Assessorato alla Cultura 0732 709223 – 0732 709319 www.comune.fabriano.an.it

AMAT 071 2072439 www.amatmarche.net

INIZIO SPETTACOLI

ore 21 | domenica ore 17 | domenica 26 febbraio ore 21

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