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La luna storta di Francesco Tozzi – Un maledetto imbroglio (o: la difficoltà di essere)

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Un maledetto imbroglio (o: la difficoltà di essere)

 

Dove non vengono compresi quelli che mettono la sveglia, la sveglia suona, e loro non si svegliano – “Facciamo così perché il risveglio è graduale” dicono. Mah.

Tempo libero sempre ben impiegato, ecco uno dei vantaggi del mio mestiere.

Non faccio un lavoro di routine, ogni giorno c’è qualcosa che cambia (date che saltano, teatri che crollano/si allagano/chiudono, donne che ti lasciano “perché, insomma, cresci fRa!”).

Qualche giorno fa, vado sulla laguna a pensare: quando il puzzo di pesce marcio non sale su, è uno dei posti che preferisco.

Ovviamente non cavo un ragno dal buco (credete che Goethe scrisse il Faust pensando? No, ha scritto). Così, io, che di scrivere non ho alcuna voglia, noleggio il mio film preferito in biblioteca e lo riguardo per l’ennesima volta.

Un maledetto imbroglio di Pietro Germi è tratto da “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di C.E.Gadda. Con il libro non c’entra quasi niente, per questo si può definire un bellissimo film.

Di che parla? In apparenza è un giallo: il commissario Ingravallo deve risolvere un banale caso di rapina, quando si trova una morta tra i piedi.

A Germi, però – ne sono certo – questo non importava. Certo, era un buon pretesto; ma il regista genovese gira un film sulla scomparsa delle brave persone.

Germi ci mostra un mondo di presunti colpevoli – “Non riesco a trovare nemmeno un articolo del codice che ti possa mandare in galera” dice il commissario al dottor Valdarena, uno che si spaccia per edico pur non essendolo – e ci rivela che l’assassino, quello vero, è un povero disgraziato che uccide dopo che è stato sorpreso a rubare.

Il film, per me, è assolutamente profetico.

Vedete, si può parlare di molti casi, discutere di tanti scandali; comunque, ben presto, ci accorgiamo che sono tutte scuse, alibi, per ritardare il momento di parlare di noi. E di quanto siamo diventati così poco “brave persone” per diventare dei personaggi simpatici, empatici, gentili, aperti. Social.

Abbandonarsi al vizio e al malcostume, pensare che “in fondo non stiamo mica ammazzando nessuno” fa parte della fase decadente del nostro mondo occidentale. Il marcio, insomma, mentre lo giudichiamo, è dentro di noi, siamo noi.

Noi, coi nostri alibi e le nostre scuse, le nostre giustificazioni e i nostri avalli.

Da qui la storia della sveglia. Che è diventato, da oggetto utile, una specie di soprammobile colorato. O una funzione. Dello smartphone.

Il superfluo ci sta sommergendo, signori. Questa non è una novità, lo so; la vera notizia potremo darla quando tutti ce ne accorgeremo. Ma, forse, sarà troppo tardi.

Adattarsi a questo “maledetto imbroglio” conduce a dar ragione a qualsiasi cosa consideriamo migliore di noi; sia pure la mediocrità. Non adattiamoci.

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