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Recensione: “L’uomo senza ombra” – il diario erotico di uno scrittore annoiato.

Recensione: “L’uomo senza ombra” - il diario erotico di uno scrittore annoiato. Recensione: “L’uomo senza ombra” - il diario erotico di uno scrittore annoiato.In una Londra sconcertante degli anni 50, lo scrittore Gerard Sorme, pur di vincere le noia che lo attanaglia e il suo innato bisogno di ricerca intellettiva, decide di raccontare in un diario le sue esperienze sessuali, analizzando sensazioni e intenti.
Oltre a numerose donne più o meno consapevoli delle sue intenzioni, lo scrittore incontra sul suo percorso, un carismatico e ambiguo personaggio, Caradoc Cunningham, che lo attirerà in una spirale di eventi inconsueti e oscuri.

Un viaggio esperienziale è quello che compiamo, leggendo i romanzi che compongono la trilogia di Colin Wilson, edita da Carbonio, tradotta mirabilmente da Nicola Manuppelli.
Ne L’uomo senza ombra”, l’autore mette a fuoco uno dei concetti che nel precedente romanzo era stato esplorato solo marginalmente.
“Riti notturni” infatti è una sorta di romanzo filosofico, che sviscera la questione relativa alle pulsioni e in un certo modo le inquadra in personalità sociali e le confronta.

In questo romanzo invece, la ricerca riguarda le pulsioni di un singolo individuo: il protagonista Gerard Sorme.
Lo stesso Wilson nella prefazione scrive : ”Ciò che vorrei fare -quello che sento che un giorno sarà possibile fare- è scrivere la nana bianca dei libri, un libro così denso da poterlo leggere cinquanta volte. Non un libro di idee, ma un libro che tratta della vita con la stessa franchezza con cui siamo costretti a viverla”.

L’argomento sviscerato dunque, impunemente e con la “franchezza” a cui accenna Wilson e che sconvolge il lettore, ponendolo innanzi alle proprie perversioni e oscurità, e che fa strabuzzare gli occhi ai bigotti, è il sesso.
L’utilizzo da parte di Wilson di un espediente letterario, quale un diario personale, rende il racconto intimo, personale e reale, come promesso nella prefazione al testo.
L’elemento cardine del romanzo non è la sessualità intesa come concetto, ma è proprio il sesso, non fine a se stesso, bensì inteso come pulsione, come forma di energia creativa che trascende la realtà.

Sorme, il protagonista, attraverso il soddisfacimento delle pulsioni sessuali, cerca l’illuminazione, arrivando addirittura a considerare l’orgasmo come una sorta di ricongiungimento a Dio.
La molteplicità delle donne che riesce ad avere, non riesce però ad appagare un suo profondo bisogno, che non riguarda tanto il conquistarle o il possederle, quanto il conoscerle, penetrarne l’intimità e la psiche, scoprirne il mistero e renderlo proprio anche per un istante e in questo modo conoscere ed esprimere se stesso e le proprie potenzialità.
Per Sorme “il valore del sesso sta nel valorizzare la vita e non nel sesso stesso”.
Questa considerazione ci riporta su un terreno esistenzialista, Sorme non è un brutale adescatore, un grezzo conquistatore, un patetico don Giovanni.
Egli non è attratto dall’atto sessuale in sè ma dal mistero, dall’erotismo e dalle suggestioni a cui il sesso riconduce.
Sorme è un razionale che ama coltivare illusioni e suggestioni circa il sesso e questa continua e disperata ricerca del proprio opposto emotivo, irrazionale, empirico, intuitivo, gli conferisce, in fin dei conti, una certa purezza.

Il lettore si identifica e sposa le sue considerazioni, ne è conquistato, ma anche disturbato, laddove si riconosce negli stessi meccanismi di conflitto tra opposti tipici della propria dinamica interiore.
Indubbiamente quello di Wilson è un testo dissacrante e mai rassicurante.

È un testo che rompe gli schemi con una brutale verità.
Sorme a un certo punto è disposto a percorrere perfino le strade dell’esoterismo, della Promiscuità e delle droghe, insieme al carismatico Cunningham, pur di avvicinarsi al limite massimo del proibito, dell’ignoto, al fine di rompere schemi ed esplorare i propri limiti.

Nel finale consolante, rimarginante, il protagonista, dopo aver esplorato vari luoghi ed esperienze pulsionali, sembra rientrare in una sorta di “normalità”, che rifugge riti, dipendenze e inconsistenti ricerche, mirando alla stabilità e condivisione di sentimentali intenti, quasi a riconoscere che la vera magia e la vera trasgressione, consistano proprio nel ritrovare in un’unica donna il mistero e, in ogni occasione di intimità, sentirlo rinnovare.

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