Stasera in tv torna l’appuntamento con I tre architetti
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Stasera in tv torna l’appuntamento con I tre architetti 

Gio Ponti

Stasera in tv torna l’appuntamento con I tre architetti
Architetto, designer, pittore, scultore e scrittore: tutto questo è Gio Ponti, protagonista di “I tre architetti”, in onda venerdì 14 marzo alle 19.25 su Rai 5. Nel celebre editoriale del 1928 di Gio Ponti su “Domus” (la rivista da lui fondata) dal titolo “La casa all’italiana”, l’architetto scrive quello che può essere considerato il manifesto del suo pensiero. Per Gio Ponti “arte, architettura, design si devono fondere per creare un ambiente che sia in grado di offrire non tanto il comfort inteso nella sua meccanica applicazione di standard dimensionali, che garantiscano il minimo spazio vitale, quanto invece il conforto necessario a nutrire anche l’anima dell’uomo moderno, così come insegna la tradizione classica italiana”. Gio Ponti non fu soltanto creatore di case e di oggetti, ma fu un “hommes de lettres”. E diventò perciò un pilastro fondamentale nel dibattito architettonico e un ponte tra la tradizione e la modernità, tra il design e l’architettura, tre la produzione industriale e l’artigianalità. Il documentario ripercorre la sua attività, i suoi progetti e le sue realizzazioni, con le parole dello storico dell’architettura Fulvio Irace, dello scrittore e designer Stefano Casciani, di Salvatore Licitra, nipote e responsabile di Gio Ponti Archives, e di alcuni importanti architetti italiani.
Negli anni cinquanta, lo stile di Ponti si fece più innovativo e, pur rimanendo classicheggiante nel secondo palazzo per uffici della Montecatini (1951), si espresse pienamente nel suo edificio più significativo: il Grattacielo Pirelli in Piazza Duca d’Aosta a Milano (1955-1958). L’opera fu costruita intorno a una struttura progettata da Nervi (127,1 metri). L’edificio appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo, che taglia lo spazio architettonico del cielo, disegnata su un equilibrato curtain wall e i cui lati lunghi si restringono in quasi due linee verticali. Quest’opera anche con il suo carattere di “eccellenza” appartiene a buon diritto al Movimento Moderno.

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