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IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969

Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969

Siamo agli sgoccioli dei mitici anni Sessanta. Il decennio che più di ogni altro ha incarnato speranze e velleità di cambiamento radicale della società nelle sue fondamenta, volge al termine. Ed è una fine che ne ribalta completamente i colori, gli entusiasmi, le gioie che, pur nei problemi e nelle contraddizioni, lo hanno comunque contraddistinto scandendone i ritmi e i passaggi di tempo.

Questo accade dappertutto, a partire dagli Stati Uniti, per cui il 1969 è l’anno dell’insediamento di Nixon, del massacro di Cielo Drive, delle rockstar sotto processo e del concerto di Altamont, dove durante l’esibizione dei Rolling Stones un ragazzo di colore venne accoltellato dagli addetti al servizio d’ordine. Tutti avvenimenti, in misura e termini diversi, che vanno a colpire proprio il Sessantotto in quanto tale e suonano come tetri sipari su una stagione libertaria e rivoluzionaria.

In Italia, tutto questo non solo accade, ma avviene nella maniera più violenta e drammatica possibile. Senza paragoni possibili per tutto il resto dell’occidente.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969Il 12 dicembre del 1969, nel cuore pulsante dell’industria e dell’economia del paese, ovvero a Milano, nel pieno centro intasato dallo shopping natalizio, in piazza Fontana alla banca dell’Agricoltura, esplode una bomba capace di fare 17 morti e 88 feriti. La più grave e dirompente azione terroristica dal dopoguerra, la madre di tutte le stragi, la fine degli anni Sessanta, del Sessantotto e la perdita dell’innocenza. E, contemporaneamente, l’inizio di una delle fasi più drammatiche della storia italiana: quella dello stragismo e degli anni di piombo. Spartiacque della storia repubblicana del nostro paese, culmine della cosiddetta strategia della tensione, ferita che ancora oggi attende giustizia nonostante siano accertate le responsabilità della destra eversiva e stragista.

All’epoca però, dinamiche e responsabilità erano tutt’altro che chiare. Il depistaggio più celebre della storia della repubblica, con volontà e implicazioni che interessavano settori dei più alti apparati dello Stato e del governo, aveva dirottato le indagini sull’area anarchica. E, indirettamente, senza capi d’accusa, ma con una associazione di idee tanto semplice quanto pilotata e inevitabile, su tutto il movimento protagonista del Sessantotto.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969Per la stragrande maggioranza degli italiani il 16 dicembre, appena quattro giorni dopo la strage, i responsabili sono gli anarchici del circolo milanese di Ponte della Ghisolfa e di quello romano denominato XXII marzo. Uno di loro, Giuseppe Pinelli, fermato poche ore dopo l’esplosione e, dopo tre giorni di interrogatorio, è morto precipitando misteriosamente da una finestra della questura milanese. Un altro, il ballerino romano Pietro Valpreda, proprio quel 16 dicembre viene arrestato e indicato come l’esecutore materiale della strage. A incastrarlo, le più che discutibili dichiarazioni di un tassista (rivelatesi poi del tutto infondate) che intascò i cinquanta milioni di lire messi come taglia dallo Stato per chiunque avesse fornito informazioni utili in merito.

Di interrogarsi sulla fondatezza della testimonianza del tassista, sul mistero dell’interrogatorio di Pinelli, sulla modalità della strage del tutto estranea al modus operandi degli anarchici, alle mille contraddizioni, nessuno ha però alcuna voglia. Natale sta arrivando, c’è voglia di festeggiare e non pensare. Quel che conta è che il “mostro” sia stato catturato. Del decennio terribile che scaturirà da questi foschi avvenimenti, nessuno ha il minimo sentore, per cui si può dare il via al concerto di spumanti e panettoni.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969Nei jukebox, quel 16 dicembre così tragico e particolare, al primo posto staziona ormai da molte settimane un personaggio molto particolare, quel Georges Moustaki, cantautore greco naturalizzato francese, giunto al successo con il brano Le Méthéque, tradotto in italiano da Bruno Lauzi con il titolo Lo straniero (https://www.youtube.com/watch?v=_NdvGkGvKCY). Canzone autobiografica di stampo prettamente cantautorale, per gli standard delle Top Ten italiane del tempo rappresenta una straordinaria anomalia. Vagamente anarcoide, spudoratamente bohèmien, il brano è un inno alla libertà e a ideali prettamente sessantottini: il viaggio, l’assenza di legami, la vita per il presente e per l’attimo, il rifiuto di ogni logica borghese. Specchio di una “nuova gioventù” e di un biennio di lotte e rivendicazioni, quel 16 dicembre sarà l’ultima volta che vedrà la vetta della classifica.

Forse per caso o forse no, proprio nei giorni in cui la strategia della tensione lanciava il suo tetro messaggio di morte per ostacolare ogni cambiamento, il disinvolto libertarismo di Moustaki cedeva il passo al rassicurante Gianni Morandi, che evaporati gli entusiasmi beat di C’era un ragazzo…, era tornato alle disimpegnatissime strade degli esordi con quella Belinda che ricorda più Fatti mandare dalla mamma de La fisarmonica: testo semplice e vagamente surreale (Bella Belinda è innamorata/ Parla da sola con l’insalata/ E non guarda il piatto, ma la finestra/ Scende una lacrima nella minestra), ritmo incalzante e una donna innamorata come protagonista (https://www.youtube.com/watch?v=xA9l5A_1lR4). Niente di meglio per brindare al Natale della restaurazione.

A Belinda seconda (ma in procinto di lì a poche ore di prendersi la testa della classifica), nel bisogno di rimettere indietro le lancette dell’orologio fa eco al terzo posto Quanto t’amo di Johnny Hallyday, classico pop struggente e ultramelodico dalle sonorità vecchie di almeno dieci anni, rese ancora più arcaiche dall’interpretazione esageratamente teatrale, come non si vedeva forse da più di un decennio, di Hallyday.

 

Al quarto gradino della Top Ten però, troviamo Come Together, ennesimo capolavoro dei Beatles e, assurdamente, tra i pochissimi successi dei Fab Four a raggiungere posizioni di rilievo nelle classifiche italiane (https://www.youtube.com/watch?v=45cYwDMibGo). Ma non basta a riportarci nel presente. Anche perché i Beatles, quel 16 dicembre 1969, anche se nessuno ancora lo sa, non esistono più. Manca l’annuncio ufficiale, ma la decisione dello scioglimento è stata presa da tempo. Ulteriore segno della fine (triste) di un’epoca.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 16 dicembre 1969Nelle posizioni di rincalzo, ad ogni modo, una perla, ovvero la celeberrima Mi ritorni in mente della premiata ditta Battisti/ Mogol (https://www.youtube.com/watch?v=JPPz43HG1Z0), che se nel testo non presenta niente di nuovo (né di esaltante) rispetto alle solite storie d’amore trite e ritrite, cantate e ricantate, nell’arrangiamento risulta un pop blues elettrico da far saltare sulla sedia. È il momento dell’esplosione e della consacrazione del genio di Lucio Battisti, ma in quella fine anno e fine decennio, tra il fumo acre di piazza Fontana e i segreti di Stato, i vertici delle classifiche restano lontani.

Questione di tempo e arriveranno anche quelli. Per ora, si resta sulle retrovie.

Così come resta nelle retrovie, da sessant’anni, la verità su quei giorni d’inferno.

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