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La luna storta di Francresco Tozzi – Piangere non bisogna

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Piangere non bisogna

Vogliamo sapere cosa ne pensi tu, dai.

Lo sappiamo che la pensi…E dai che hai capito, su!

Tutti così. Eppure io non penso niente. Niente.

Dei fatti di Pisa e Firenze, intendo.

“Il potere, ragazzi, il potere” dico io, dopo il solito sospiro “non è amico di nessuno”

silenzio, evidentemente non capiscono

“meno che mai di gente come noi, o come voi”

ancora silenzio

“chissà cosa stavano difendendo davvero (e con tutta quella foga, poi) quelle specie di sceriffi travestiti da poliziotti. Voi lo sapete?”

silenzio

“bene, nemmeno io. Perciò non parlo.”

Eppure il governo, i ministri…

“Quelli sono sempre i soliti, cambiano solo i cognomi (e a volte manco quelli). Non avete ancora capito? Come vi fate un’idea di quello che vi gira intorno, si può sapere? Leggendo Repubblica o qualunque altro giornale che la Verità l’ha solo nel titolo? Ma finitela.”

sono basiti. e devo ringraziare il Cielo che ci troviamo in tempi indrammatici, non più tragici, che tutti questi cani che mi latrano davanti abbaiano solo. Altrimenti chissà.

“Cosa volete?” chiedo “volete che vi dica chi ha ragione secondo me? Oppure volete proprio che vi dica hanno ragione loro, così da autorizzarvi a farmi o dirmi quel che vi pare? Non dirò niente. Decidiamo solo questo, ecco questo ve lo posso concedere: decidiamo (o decidete, fate voi) se siamo in battaglia o in tempo di pace; decidiamo se io e voi siamo avversari o siamo tutti uguali con punti di vista differenti. Così che sarà finalmente tutto chiaro, alla luce del sole. Piangere non bisogna, ragazzi. Decidiamo, piuttosto, se siamo contro il potere oppure no.

Non tentiamo di cambiare il potere con la nostra solita, italiota tendenza a sperare che tutto muti con le riforme. Siamo in battaglia o a una conferenza?

Chi ci ha convinti che è finito il tempo delle battaglie? Fazio? Spegnete la TV, ragazzi, vi prego. Continuiamo a scendere in piazza, continuiamo a farci menare. È l’unica prova che possiamo portare a nostro carico, l’unico vero elemento probante il fatto che non si può discutere col potere, ci si può solo fare la guerra. Dappertutto, come più possiamo, quanto più possiamo.

Una guerra contro gli oppressori, anche quelli piccoli, come scriveva Giulio Cesare Abba.

Funzionari di ogni potere, seppur micragnoso, tremate tremate!

Lottiamo contro cose che non cambieranno mai. Solo così si spalancheranno finalmente le porte di una disperata vitalità, e di una sconfinata giovinezza.

Senza alibi, però, vi prego.

“Piangere non bisogna.”

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