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Oggi in tv appuntamento con Dorian. L’arte non invecchia

Filippo De Pisis e Osvaldo Licini

Oggi in tv appuntamento con Dorian. L'arte non invecchia Oggi in TV:: Dorian. L'arte non invecchia. Arturo Martini

E’ dedicata a Filippo De Pisis e a Osvaldo Licini la puntata di “Dorian. L’arte non invecchia”, in onda venerdì 31 maggio alle 19.20 su Rai 5, con il commento dello storico dell’arte Alessandro Masi che ne ripercorre le vite e la produzione artistica. Nati entrambi negli ultimi anni dell’800, artisti e caratteri diversissimi, in comune ebbero la grande autonomia della propria arte rispetto alla contemporaneità: entrambi si affermarono pienamente fin dagli anni 30 ed entrambi  rimasero fedeli per tutta la vita a scelte poetiche autonome e profondamente personali, che ne fanno due maestri di assoluto rilievo ed originalità nell’arte italiana del ‘900.
De Pisis nacque a Ferrara l’11 maggio 1896, terzo di sette figli (sei maschi ed una femmina), dal nobile Ermanno Tibertelli e Giuseppina Donini. Il predicato nobiliare che latinizza il nome della città di Pisa, luogo di origine degli antenati e dal quale l’artista trae il suo nome d’arte gli è stato confermato di recente da un decreto ministeriale che ha riconosciuto la sua discendenza da un personaggio storico benemerito del Ducato estense. Tra i discendenti, la scrittrice e pittrice Bona de Pisis de Mandiargues era una nipote (figlia del fratello Leone Tibertelli de Pisis). Filippo si dedica allo studio della pittura inizialmente sotto la guida del maestro Odoardo Domenichini nella sua città natale, perfezionandosi successivamente con i fratelli Angelo e Giovan Battista Longanesi-Cattani.

Licini nel 1908, appena quattordicenne, si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti: ci sono, tra i suoi compagni di studi, Giorgio Morandi, Mario Bacchelli, Severo Pezzati (Sepo), Giacomo Vespignani. La sua adesione sarà incentivata anche da parte del nonno paterno, Filippo, il quale, piccolo proprietario terriero, riconosce delle doti artistiche in suo nipote.

Nel 1913 ha contatti con ambienti futuristi pur non aderendo, al futurismo; durante l’estate scrive i Racconti di Bruto

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