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Recensione: Granata Rosso e Verde – Torino, Manchester United e Chapecoense, il filo del destino

Recensione: Granata Rosso e Verde - Torino, Manchester United e Chapecoense, il filo del destino Recensione: Granata Rosso e Verde - Torino, Manchester United e Chapecoense, il filo del destinoGranata Rosso e Verde
di Paolo Quaregna
Edizioni Ultra Sport

“Una squadra di calcio non può morire, perché vivrà sempre attraverso i suoi sostenitori”.
Questa frase scritta sulla prima pagina del racconto di Paolo Quaregna, ci potrebbe far pensare all’ennesimo libro sul gioco del calcio, un libro, quindi, solo per gli addetti ai lavori, i tifosi di calcio appunto.
In realtà in “Granata, Rosso e Verde” si parla sì, di calcio, di squadre più o meno famose, di calciatori e di allenatori ma soprattutto, dell’amore appassionato dello scrittore per il suo “Toro” e del legame che ha unito drammaticamente tre squadre di calcio, compreso il suo Torino.

4 maggio 1949, 6 febbraio 1958, 28 novembre 2016: tre date, tre tragedie aeree che vedono coinvolte tre squadre di calcio più o meno famose.
Tutti o quasi: calciatori, allenatori, giornalisti e personale aereo periscono nei tre incidenti che distruggeranno i sogni dei tifosi e soprattutto delle loro famiglie.

Si parla di fatalità, di leggerezza, di interessi venali e di distrazione ma il nocciolo della questione è lo stesso: tante giovani vite sono andate perdute e i tifosi di tutto il mondo sono disperati. Verrebbe da pensare che il tifo per una squadra è come una malattia, quasi una perversa deviazione dalla realtà di fronte alle guerre, alle catastrofi naturali come terremoti, inondazioni e malattie.

La realtà però è diversa se la “GRANATITUDINE”, parola coniata in onore del colore della maglia del Torino, è la riconoscenza per le vittorie, ma anche la sofferenza per le sconfitte e il grande dolore dopo la tragedia di Superga, (4 maggio 1949), luogo dove si era schiantato l’aereo dei granata. Non erano morte delle persone, era morto il Torino, una entità unica e inscindibile.

Così è stato per la squadra del Manchester United che al momento del decollo scivola sulla pista ghiacciata e fangosa di Monaco di Baviera (6 febbraio 1958) e va a sbattere contro un casolare dove c’era una cisterna di carburante che prende fuoco. Ci sono fortunatamente dei superstiti, alcuni gravemente ustionati, salvati eroicamente dai più fortunati. Una tragedia che unisce e che accumuna i tifosi di squadre che non si conoscono ma si sentono fratelli perché li unifica un’idea.

28 novembre 2016. Il “Chapecoense”, è l’altra squadra di calcio, brasiliana, devastata da un disastro aereo: dei 77 uomini a bordo solo sette sono tratti in vita. Uno di loro morirà arrivato in ospedale. Anche in questo caso il lutto è collettivo e ancora una volta ci si chiede quale sia la molla che spinge all’estremo questa solidarietà. La risposta potrebbe arrivare dall’autorevole motto di Papa Benedetto XVI: il gioco del calcio è una sorta di tentato ritorno al Paradiso… è l’amore infinito per quelle squadre che non vincono alcun trofeo o campionato.
Non da meno sono “le sentenze“ autorevolissime di Pier Paolo Pasolini: “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”, di Jorge Amado: “Lo sport possiede una forza che la letteratura non è in grado di raccontare” e del grande Albert Camus: “ho imparato il dovere e la morale sui campi di calcio”

Che dire poi dell’amore di Papa Francesco per il gioco del pallone e che si dichiara tifoso di quel San Lorenzo di Buenos Aires che giocò contro la sfortunata Chapecoense?

Un bel libro questo di Paolo Quaregna che non osanna calciatori milionari e squadre super titolate ma il tifo come fenomeno di identità, identità che è come un valore familiare senza interessi venali o di business e che unisce i tifosi delle tre sfortunate squadre e di tutto il mondo accumunate dallo stesso immenso dolore.

Paolo Quaregna, laureato in Economia e Lettere, è nato nel 1946 a Torino. E’ regista e scrittore, noto per Dancing North (1998), La seconda patria (2019) e Felicità ad oltranza (1982).

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