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Recensione: “Il Bacio di Giuda. Fotografia e verità” – Immagine e conoscenza

Recensione: “Il Bacio di Giuda. Fotografia e verità” - Immagine e conoscenza Recensione: “Il Bacio di Giuda. Fotografia e verità” - Immagine e conoscenza“Il Bacio di Giuda. Fotografia e verità”
di Joan Fontcuberta
Edizioni Mimesis

Verità è una parola chiave della vita dell’uomo, un tema che ha subito varie trasformazioni nel tempo, ma soprattutto che si è dovuta confrontare con le basi della sua autenticità. Da immobili “ipse dixit” aristoteliani che negavano pure l’evidenza pur di non cambiare ciò che si riteneva certezza assoluta, a un relativismo moderno dove qualsiasi opinione può picconare anche ciò che sembra inconfutabile, l’uomo ha attraversato i secoli imponendo la verità o interrogandosi cosa essa sia e come possiamo essere sicuri di conoscerla e averla fatta nostra.

In questa continua ricerca, il filo comune è l’immagine come prova di uno dei maggiori strumenti di conoscenza dell’uomo: la vista. Vedere è sapere, conoscere, capire, con l’immagine si trasmette senza parole, e nel periodo del dominio dei social diventa fondamento della conoscenza di ciò che ci circonda. L’occhio sul mondo dell’essere umano che dà contenuto e significato a quello che osserva, in relazione a ciò che è e alla sua distanza.
Eppure, ancora prima di questo dominio digitale, c’era chi si interrogava sul potere e il ruolo della fotografia. In “Il bacio di Giuda. Fotografia e verità”, Joan Fontcuberta offre al lettore otto saggi scritti durante il suo percorso professionale e pubblicati per la prima volta in francese nel 1996 per farci riflettere sulla fotografia e su come la cultura la consideri espressione della verità in quanto riproduzione fedele ed evidente di ciò che cattura.
Fontcuberta ribalta questa concezione della fotografia che non è più espressione della realtà perché per natura mente sempre e lo stesso fotografo diventa riproduttore di una forma esteriore e non dell’anima di ciò che vede. E tutto questo cinque anni prima che il cellulare diventasse fotocamera e molti anni prima che le foto fossero condivise e diffuse in rete.

Nello scorrere il libro, il lettore digitale si confronta con un passato analogico e con vari parallelismi tra la fotografia e altre forme d’arte come il cinema, il teatro e la letteratura mettendo in evidenza come l’immagine venga creata per attrarre chi ne fruisce, per dare un proprio punto di vista del mondo, la propria interpretazione anche quando sembra che tutto sia riprodotto nel modo più oggettivo possibile.
L’analisi continua anche sulla manipolazione più evidente e spudorata che si possa fare con l’immagine, cioè il fotoritocco dove gli standard utilizzati includono diversi tipi di fotomontaggio, tra cui sovrimpressione, collage, stratificazione di negativi e molte altre tecniche utilizzate ancora oggi, solo rese più facili e veloci dalla tecnologia.
Una manipolazione della realtà che a oggi viene accettata ed esaltata da una società che si allontana dai contenuti per osannare il dio dell’esteriorità che deve rispettare certi canoni, a tutti i costi, o meglio al solo costo della menzogna. Baciare Giuda sapendo che ti tradirà.

“Il bacio di Giuda. Fotografia e verità” è un saggio pieno di richiami culturali che aprono la nostra mente a una conoscenza più profonda e ricca rispetto alle informazioni essenziali simili a finger food a cui siamo ora abituati.
Soprattutto è uno stimolo a riflettere e interrogarci su cosa sia quella verità che spesso diciamo di volere, se davvero la vogliamo, la cerchiamo, la pretendiamo, oppure se siamo in qualche modo complici di un sistema disposto a tutto pur di attrarre l’occhio e così l’emozione di chi abbiamo davanti, a costo di sacrificare i contenuti al dio dell’esteriorità.
Ma sapremo accettare la cruda verità dei contorni decisi, oppure preferiremo cullarci per sempre tra incerte linee sfumate?

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