Recensione: La trappola – Indagini on the road
“La trappola”
di John Wainwright
Traduttore: Osta Carlo
Edizioni Paginauno
Dobbiamo ringraziare la giovane (2010), indipendente e soprattutto coraggiosa casa editrice Paginauno per aver riportato alla luce che merita, uno scrittore del calibro di John Wainwright. Uno scrittore con la “S” maiuscola, che io – che mi do le arie di accanito suiveur di noir e thriller – manco sapevo fosse esistito. Ma, subito dopo aver fatto ammenda, provo ad accampare una (debole) scusante: i critici letterari sono concordi nello stupirsi che Wainwright, nonostante la mole della sua produzione letteraria e l’iniziale grande successo (basti pensare che il suo primo romanzo venne pubblicato senza batter ciglio dal primo editore al quale provò a inviarlo), sia stato poi quasi completamente dimenticato per decenni dagli addetti ai lavori. Per carità, diversi suoi romanzi (cito: “Partita a quattro”, “Il killer dall’indice d’oro”, “I cervelli”) comparvero nel corso degli anni ’70 del secolo scorso nei Gialli Mondadori. Ma all’epoca i Gialli Mondadori, vuoi per la loro cadenza settimanale, vuoi per la location dell’offerta commerciale (per lo più le edicole e le cartolerie), avevano una valenza letteraria di poco superiore alla Settimana Enigmistica. E poco importa se il termine “giallo”, oggi universalmente usato per distinguere il genere, deve la sua origine proprio alla lodevole iniziativa editoriale del signor Mondadori.
Perché John Wainwright (inglese, 1921-1995) ha sfornato qualcosa come un’ottantina di romanzi, tra polizieschi e noir, oltre a sette drammi radiofonici, alcuni racconti e un nutrito numero di editoriali su quotidiani inglesi. Senza contare che alcuni dei suoi romanzi sono serviti a sceneggiare altrettanti film.
Quel che mi piace osservare è che John Wainwright, cosa non rara nella letteratura contemporanea (i primi due esempi che mi vengono alla mente: il cileno Francisco Coloane e il francese Jean-Claude Izzo) è uno scrittore “illetterato”. Nel senso che lascia la noiosissima scuola all’età di quindici anni, per tuffarsi a gambe tese nella vita, nell’azione. Si fa le ossa durante la seconda guerra mondiale come artigliere sui bombardieri dell’aviazione britannica, per approdare nel 1947 come ufficiale in un Corpo di polizia, dove permane per venti anni, esattamente fino al 1966, quando decide di diventare scrittore a tempo pieno (per sfornare, nei successivi venti anni, opere letterarie al ritmo di tre romanzi l’anno. Avete presente Camilleri?). Dimenticavo: nel corso della sua carriera come ufficiale di polizia, riprende gli studi e nel 1956 consegue la laurea in Legge.
Scusate se mi sono dilungato negli accenni biografici (che comunque reputo quasi sempre utile acquisire, prima di accingersi ad affrontare un autore di cui poco o nulla si sa). L’ho fatto perché nel romanzo “La trappola” è di tutta evidenza la profonda conoscenza che Wainwright ha degli ambienti e delle procedure propri dei Corpi di polizia investigativa. Così che si merita appieno il titolo di rappresentante e campione di quel sotto-genere della crime fiction che va sotto il nome di police procedural. Alla pari del contemporaneo (e sicuramente più famoso) collega statunitense Ed McBain (1926-2005), Wainwright è un vero maestro nel muovere gli intricati fili che governano le dinamiche professionali e i rapporti umani (contrasti, gelosie, frustrazioni, eccetera) nel corso di un’indagine corale di polizia investigativa. Con la differenza che Ed McBain, per descriverli con esattezza, ha dovuto studiarli a fondo, mentre John Wainwright a fondo li ha vissuti. Ho messo in evidenza il termine corale, perché una (la prima) peculiarità del romanzo è che non vi trovate un protagonista – leggi: il burbero ispettore capo o la poliziotta tutta casa e caserma – che svetta su tutto e tutti e si fa amare/odiare, con i suoi numerosi pregi e altrettanto numerosi difetti caratteriali ai quali il lettore si affeziona e si assefuà, tanto da pretendere i sequel. Ce ne sono addirittura sei, di protagonisti (oltre a tre mogli, che restano sempre e discretamente nell’ombra). Sei protagonisti collocati sullo stesso piano e con lo stesso grado di importanza, in un tale equilibrio (di peso, di rilevanza) tra loro, che pare Wainwright abbia usato il bilancino di un farmacista per stabilire il dosaggio di questo mirabile equilibrio.
Ma c’è di più. Ed è un di più per … sottrazione. Voglio dire che a Wainwright interessano poco o nulla il crimine e le sue circostanze. E che gli interessi poco o nulla, ce lo fa capire già nella prima pagina, quando, dopo aver esordito con un lapidario “Gli omicidi sono caotici”, liquida l’evento da cui prende le mosse il romanzo con un altrettanto lapidario “E quando toccò a Clive Richardson, l’omicidio fu molto caotico”.
A Wainwright interessa esclusivamente la conduzione delle indagini. Intendiamoci bene; non lo sviluppo delle indagini, bensì la loro conduzione in quanto tale, con tutto ciò che essa implica in termini di rapporti (per lo più conflittuali) tra indaganti e indagato, e tra gli stessi indaganti.
Un ulteriore peculiare elemento, che a mio modesto parere contribuisce in modo determinate a conferire al romanzo una originalità a dir poco esclusiva, è che la vicenda si svolge quasi tutta a bordo di un’auto della polizia (una Ford Cortina, per l’esattezza), nel cui ristretto abitacolo sono costretti a convivere per due giorni e due notti quattro poliziotti e l’indagato, in un viaggio di trasferimento che ha per scopo esclusivo quello di estorcere all’indagato una confessione, e al termine del quale esplodono i due (non uno, signore e signori, bensì due) coups de théâtre finali.
E a proposito di teatro, “La trappola” potrebbe essere agevolmente convertito in una pièce teatrale. Senza cambi di scena. Un estenuante interrogatorio di un’ora e mezza. Ricorderebbe “Sunset Limited” di Cormac McCarthy, se lo avete presente.
Mentre voi decidete se vale o no la pena leggere “La trappola” e/o confrontarlo con “Sunset Limited”, io vado senz’altro a procurarmi, dello stesso Wainwright, “Anatomia di una rivolta” (Paginauno, 2019).