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Recensione: Tempesta in giugno – vivere nonostante la morte

Recensione: Tempesta in giugno - vivere nonostante la morte Recensione: Tempesta in giugno - vivere nonostante la morteTempesta in giugno
di Irène Némirovsky
Traduzione di Teresa Lussone e Laura Frausin Guarino
Biblioteca Adelphi

Non è facile recensire un libro di Irène Némirovsky. Alle volte credi che l’intensità che si percepisce nella sua scrittura sia tale da non poter essere racchiusa in parole che la descrivono. Atre volte, invece, diventa imperativo usare la parola, strumento da lei amato, per cercare di condividere con gli altri le emozioni che suscitano i suoi libri. Tenere tra le mani Tempesta in giugno nell’edizione curata da Adelphi, toglie ogni dubbio.

Tempesta in giugno
è un romanzo essenziale pubblicato postumo alla morte dell’autrice, avvenuta ad Auschwitz nel 1942, la storia si svolge nel giugno 1940, in una Francia sconvolta da un violento conflitto armato che porterà alla divisione del Paese. In quel periodo, diverse città e villaggi nel nord subirono ripetuti bombardamenti venendo spietatamente distrutti. La popolazione è in preda a un panico contagioso e tutti vivono nell’angoscia a causa dell’invasione tedesca, inizia così un esodo quasi inarrestabile verso il sud.

L’autrice ci descrive la città di Parigi che si svuota in cinque giorni, riuscendo a cogliere le emozioni delle persone. Il racconto diventa più forte nel mutismo e nella tristezza di chi fugge, portando con sé gli oggetti più preziosi. Gli attacchi aerei non rispettano né la vecchiaia né la giovinezza, né il sesso né il ceto sociale, scappare è l’atto di sopravvivenza più disperato ed estremo dell’essere umano, fino al crollo, allo sfinimento, anche sul ciglio di una strada.

L’autrice analizza il caos e il vagabondaggio che regnavano in Francia in quel momento. Raffigura personaggi minacciati dal disordine, dalla paura, dall’erranza, dallo smarrimento, ma che cercano di resistere, di uscirne prendendo le vie dell’esodo, nonostante l’atmosfera si impregni della consapevolezza della morte imminente. ​
Tuttavia, nel clima di paura, si inserisce un aneddoto che permette di spezzare l’orrore della situazione. A dispetto della paura e dell’incertezza, “i bambini sono nati in stanze calde”. Questa immagine crea un sorprendente contrasto, e le nascite diventano simbolo di felicità e amore che sorgono nel mezzo del delirio più totale.​

Tempesta in giugno è un romanzo che possiamo definire coraggioso, non tanto per ciò che descrive, perché i fatti storici non si possono negare, bensì perché l’autrice ha saputo guardare in faccia la paura e la disperazione che pervadevano le persone in quel momento e che facevano parte della propria situazione. Invece di soccombere all’ombra, all’angoscia e alla solitudine che la circondavano, Irène Némirovsky ha lottato con la sua penna per vivere nonostante la morte.

Oggi Irène respira ancora ogni volta che la leggiamo, ne parliamo, la condividiamo.

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