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Stasera in tv “Joan Miró, il fuoco interiore”

L’anticonformista che sognava da sveglio

Stasera in tv "Joan Miró, il fuoco interiore"

Un tesoro di giorno, un mostro di notte. Joan Punyet Miró descrive così il nonno. È lui l’unico erede e amministratore dell’immensa opera di Mirò, artista dai mille volti, alcuni luminosi e altri – meno noti – sovversivi e iconoclasti, esplorati grazie al racconto del nipote e a materiale d’archivio nel documentario “Joan Miró, il fuoco interiore”, in onda venerdì 10 maggio alle 19.25 su Rai 5. “Prima di nascere era già un ribelle: sua madre credeva di aspettare una femmina”, racconta LLuis Permanyer, giornalista e amico dell’artista. Miró non può fare a meno di dipingere, nonostante la contrarietà dei genitori: “Quando non dipingo mi vengono idee nere e non so che fare”. Il suo lavoro comincia a Montrouge, nella casa di famiglia. Qui, dice, “i miei piedi si sono ancorati alla terra”.  La sua “Masia”, la fattoria, chiude il suo periodo realista e introduce elementi che torneranno come le scale e gli uccelli.

Il legame con la terra natia non impedisce all’artista catalano di ampliare il proprio orizzonte culturale. A Parigi scopre il surrealismo e diventa amico dei poeti. Tende sempre al radicalismo. Vuole assassinare la pittura e creare l’anti pittura: “I dogmi mi hanno sempre dato fastidio. Volevo avere una libertà totale e assoluta e che nessuno mi imponesse una linea da seguire”, così si allontana anche dai surrealisti e continua la sua evoluzione.

All’Expo del 1937 di Parigi presenta “El Segador”, un contadino catalano in protesta, mentre il suo amico e collega Picasso porta “Guernica”. L’opera di Miro scomparirà e non verrà mai più ritrovata. 

Pur essendo antifranchista, torna in Spagna con moglie e figlia. Si ritira nel lavoro e dalle “Costellazioni” – dipinte in Normandia ispirato dalla musica, dalle stelle, dalla notte – passa a disegnare mostri in bianco e nero. Una denuncia gli orrori vissuti dal popolo spagnolo.

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