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“Bevilacqua: palcoscenico Parma”. Su RaiPlay l’omaggio di Rai Teche a 10 anni dalla morte

"Bevilacqua: palcoscenico Parma". Su RaiPlay l'omaggio di Rai Teche a 10 anni dalla morte "Bevilacqua: palcoscenico Parma". Su RaiPlay l'omaggio di Rai Teche a 10 anni dalla morte“Nel cuore di Parma c’è un palcoscenico”: così diceva Alberto Bevilacqua a proposito della sua città natale, fonte inesauribile di ispirazione per la sua produzione letteraria e filmica. Rai Teche omaggia lo scrittore a dieci anni dalla morte rendendo disponibile su RaiPlay, da venerdì 8 settembre, “Bevilacqua: palcoscenico Parma”.

La puntata, in onda il 3 maggio 1979, era parte della serie “Un autore, una città” firmata da Anna Benassi con la regia di Luigi Faccini, in cui veniva di volta in volta raccontato l’appassionato rapporto di alcuni dei maggiori scrittori italiani con le rispettive città d’origine: Giorgio Bassani e Ferrara, Alberto Moravia e Roma, Carlo Bernari e Napoli, Paolo Volponi e Urbino.

Nella puntata, Alberto Bevilacqua si definisce un narratore, paragonando il momento che precede la scrittura su una pagina bianca a quello che precede l’animazione di un set vuoto: questa tendenza innata all’arte e all’allestimento scenico gli deriva, come da lui stesso dichiarato in questa densa intervista, dal quartiere Oltretorrente, in cui è nato e cresciuto, popolato di persone che lavoravano per il Teatro Regio.  Bevilacqua racconta che Parma fu governata per molti anni dalla sorella di Napoleone, Maria Luisa, che aveva chiamato nella cittadina emiliana artisti da ogni parte di Europa, tutti concentrati in quel quartiere: la vivacità di quella fucina intellettuale è rimasta nel sangue dei parmigiani e lo stesso Bevilacqua, del resto, racconta di aver lavorato da ragazzo all’allestimento di opere come l’Ernani e l’Otello.

Bevilacqua evidenzia il dualismo della città, divisa fra la sua anima sanguigna, piena di vita e colore, e la sua natura agraria, borghese: dalla Parma “bene” le stesse donne di sua creazione letteraria sono continuamente attratte e respinte, in una bivalenza che ha danneggiato Parma e che tuttavia ha il merito di averci regalato capolavori artistici straordinariamente preziosi, come La Califfa.

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