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IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982

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Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982

È il 18 maggio 1982.

Almeno il calendario dice questo, ma per molti versi siamo ancora negli anni Settanta. Il terrorismo esiste ancora e il piombo riversato è qualcosa di più che un colpo di coda.
Il tutto mentre infuria la più sanguinosa guerra di mafia della storia, scatenata dai corleonesi di Totò Riina. Chi prova a dire basta, cade tragicamente, come il segretario regionale del PCI Pio La Torre e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nella solitudine e nel silenzio più agghiacciante delle istituzioni.
Nel frattempo, il banchiere Roberto Calvi di lì a poco verrà trovato misteriosamente impiccato in un ponte londinese, in un pantano di misteri e connivenze da cui nessuno sarà in grado di uscirne.
Ad ogni modo, tempo due mesi e l’Italia sarà campione del mondo. E a quel punto tutti dimenticheranno scandali, processi, mattanze, corruzione e scariche di skorpion a squarciare il silenzio della notte.

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Ma ancora, 18 maggio 1982, a tutti l’Italia appare come il più misero, cupo e arrotolato su se stesso dei paesi dell’occidente. Anche la nazionale, la cui formazione diventerà una filastrocca che tutti impareranno a memoria per non dimenticarla mai più, come e più di ambarabaciccicocò, in quella tarda primavera è un insieme di brocchi che non ci porteranno da nessuna parte, se non all’ennesima vergogna.
Così, mentre al cinema vanno per la maggiore Rocky III e Banana Joe, la musica è un porto franco, ristoro e riparo dagli affanni di un presente privo di soddisfazioni e di un futuro impossibile da immaginare.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982A dominare la Top Ten, al primo posto, troviamo così Paradise di Phoebe Cates, colonna sonora dell’omonimo celebre film (https://www.youtube.com/watch?v=4Uw2NQb1j4Y). Non certo a caso. Se il presente avvilisce, cosa c’è di meglio che sognare un’isola lontana e incantata, dove perdersi nudi e immemori tra le gioie dell’amore e, soprattutto, dei sensi?

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Al secondo posto niente di meno che Paul McCartney. L’ex Beatles presenta Ebony and Ivory un banalotto inno antirazzista decisamente al di sotto dei suoi standard sublimi (https://www.youtube.com/watch?v=r4mlhcFKzXQ). Non stupisca tuttavia il successo planetario (e duraturo). Al di là del nome colossale dell’autore e interprete, la speranza di un mondo migliore che trasuda ogni verso del non più ragazzo di Liverpool, è una sorta di preghiera, un inno cui aggrapparsi con forza.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 18 maggio 1982E siccome per quanto sia di fatto l’ultima primavera degli anni Settanta, il calendario non lo si può certo ignorare del tutto. Così ecco i tormentoni: al terzo posto la martellante Just An Illusion degli Imagination (https://www.youtube.com/watch?v=uY4cVhXxW64), con tutto il loro campionario d’ordinanza di lustrini e stroboscopiche che più anni Ottanta non si può; al settimo, invece, Non succederà più, interpretata da Claudia Mori, firmata dall’immancabile Giancarlo Bigazzi e impreziosita dalla celebre “comparsata” di Celentano sul finale

Brano magari trascurabile per molti versi, ma non certo per quello, diciamo così, storico, visto che per sonorità e parole è una specie di ponte, ideale passaggio di testimone tra i due decenni, con dentro tutta la ruspante e ostinata “superficialità d’autore” intrisa di pop dance e campionature di fine anni Settanta, e lo scintillio frivolo e pesantemente inconsistente di inizio anni Ottanta.
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Ma, come sempre, ecco la sorpresa. Ovvero, ecco che al nono posto fa capolino il capolavoro. Firmata da Mogol (fresco di divorzio da Battisti) e Cocciante, cantata dallo stesso Cocciante, la splendida e struggente Celeste nostalgia (https://www.youtube.com/watch?v=irenHpLMNls), che probabilmente meglio di qualsiasi altro pezzo fotografa il tempo.

La nostalgia che si canta è d’amore. Ma in quei giorni stinti e color pastello di Fiat 128 e muri scrostati, zoccoli bianchi e canottierine Adidas, sandali coi buchi e palloni Tango, dove si aspettava di diventare eroi nella redenzione di un ragazzo dalle spalle strette di nome paolorossi, pareva sempre il tempo di una celeste nostalgia…

Avevi ragione tu, mia cara,
La vita non dura mai una sera…
Un lampo negli occhi ciao,
d’accordo fa male ciao…

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