Per il ciclo “Nel segno del giallo”

C’è qualcosa di malato – nel senso di malattia del pregiudizio – in qualche sceneggiatore. Il peggio è quando sono sceneggiatrici e registe donne ad essere “portatrici sane” di quella malattia.
Mi riferisco al film thriller “Lo stalker della stanza accanto” – traduzione del titolo Within these walls (Canada, 2020) – proposto su Sky Cinema e su NowTv.
Affronta il tema dello stalking da una prospettiva scontata, con una struttura narrativa per gran parte ricalcata fino alla noia su questo tipo di film thriller.
Peccato che il film canadese inciampi su tre punti che lo rendono un film piccino e poco gradevole, ma con alcune potenzialità inespresse: la banalità dello spiegare (e così in qualche modo giustificare) lo stalker con un’infanzia da figlio in affidamento, come se gli stalker non potessero essere figli biologici;
la sequenza scontata degli eventi, tanto che lo spettatore un minimo accorto già prevede gli omicidi che verranno;
la “sparizione” di due personaggi secondari, ma importanti ai fini narrativi, senza che si sappia bene come mai escono dal racconto. Il finale, poi, lascia lo spettatore appeso. Tanto che quando la macchina da presa arretra sull’inquadratura finale, ci si chiede: “Finisce così?”.
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