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Recensione: Alfonsina Storni. Amore e libertà – “Voy a dormir”

Recensione: Alfonsina Storni. Amore e libertà - “Voy a dormir” Recensione: Alfonsina Storni. Amore e libertà - “Voy a dormir”Alfonsina Storni – Amore e libertà
di Vincenzo Mazzoni
Edizioni Ibiskos Ulivieri
Nota di Marco Vichi

Piccola, minuta, con occhi chiari non particolarmente espressivi e un nasino all’insù…”
Alfonsina Storni sapeva di non essere bella e soprattutto era conscia di non essere certamente il tipo che piaceva agli uomini, ma questo non le era mai pesato.
Anzi, avere un marito o legarsi ad un uomo che la limitasse nelle sue scelte a dir poco rivoluzionarie per l’epoca, era l’ultima cosa a cui ambisse.
“Io concepisco il matrimonio come un’alta istituzione dello spirito, il cui unico vincolo positivo è il perfetto e profondo amore, il rispetto profondo, la tolleranza delicata…”
Affermazioni le sue che rispecchiano una vita fatta di relazioni più o meno importanti funestate anche da suicidi di uomini con cui era stata in contatto più o meno intimo. Come molti altri, i genitori di Alfonsina, di origine italiana, emigrano dalla Svizzera per l’Argentina, dove la poetessa, nata nel 1892 nel Canton Ticino, passerà la maggior parte della sua breve esistenza. Non ebbe un’infanzia felice con il padre incline alla malinconia e dipendente dall’alcool e con la madre, donna colta e buon soprano ma triste e rassegnata.

Alfonsina sin dalla tenera età dimostra un carattere forte, indipendente e a volte imbarazzante per l’epoca. A soli 12 anni scrive la sua prima strofa, a 14 lavora in una fabbrica, dove inizia il suo interesse per le lotte sindacali e a 15, ci cimenta come attrice. Ma il suo carattere estroverso e volitivo, la porta a fare molti lavori e esperienze spesso insoddisfacenti.

Quello che stravolgerà la sua vita è la nascita del figlio, Alejandro, nel 1912 a soli 18 anni, frutto di una relazione clandestina con un uomo sposato a cui non rivelerà la gravidanza. Un figlio che sarà amato e “ostentato” come orgoglio di emancipazione femminile e che spesso le costerà critiche violente.

Attenta osservatrice, Alfonsina traeva spunto per le sue poesie da scene di vita quotidiane durante le sue passeggiate, viaggi in tram o “come spettatrice”, seduta al Gran Café Tortoni. Per la sua sfida al maschilismo, denunciando la grande difficoltà per una donna di poter vivere la sua indipendenza, lontana dagli schemi e dalle costrizioni dell’epoca, sarà aspramente criticata soprattutto dal grande scrittore Jorge Luis Borges. Nel 1916 esce la sua prima pubblicazione “L’Inquietudine del roseto” che ottenne una critica piuttosto negativa da parte dei benpensanti, giudicata sconveniente e nel 1918 “Tù me quieres blanca” che la rese molto popolare, ma le costò ancora una volta forti dissensi.

Collabora con alcune riviste e alla fine del 1916 vince il primo premio per l’opera “Canto a los niňos”. Ostacolata e incompresa in vita, Alfonsina Storni avrà grandi riconoscimenti dopo la sua morte tanto che l’Argentina le dedicherà una statua in cera a grandezza naturale, segno tangibile di grande riconoscimento della sua arte. La sua tragica morte, annunciata nella poesia “Voy a dormir” la renderà talmente popolare da essere considerata dopo Evita Peron e la pittrice Frida khalo, la donna più popolare dell’Argentina.

Vincenzo Mazzoni è nato a Empoli nel 1949. E’ laureato in medicina e chirurgia e ha lavorato come cardiologo ospedaliero fino al pensionamento. Durante la pandemia ha scritto un saggio sull’autore francese Romain Gary e successivamente “Alfonsina Storni – amore e libertà”.

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