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Recensione: “Daeş” – Geometrie imprevedibili del male

Recensione: "Daeş" - Geometrie imprevedibili del male Recensione: "Daeş" - Geometrie imprevedibili del maleDaeş, Viaggio nella banalità del male, di Sara Montinaro è un saggio/documento sulla questione Isis, Daes appunto e sullo Stato islamico.
L’autrice in modo fruibile e sapiente, rende partecipe il lettore della complessità del fenomeno e della fluidità con cui questa organizzazione si muove e si riorganizza ogni volta in geometrie poco prestabilite, risultando imprevedibile nelle azioni contro l’Occidente.

Nel testo, edito da Meltemi, sono ben evidenziati i vari piani dell’organizzazione e le loro intersezioni: l’aspetto religioso, la storia, i conflitti interni, le dinamiche di interazione con l’Occidente, l’aspetto antropologico, le relazioni con le mafie occidentali.

Tutti questi elementi contribuiscono come tessere di un mosaico, a definire un’organizzazione che pare sia stata sconfitta nel 2018, ma che in realtà proprio perché complessa e articolata, vive ancora in cellule dormienti e nel frattempo addestra nuove reclute.

L’autrice tra l’altro analizza del Daes l’aspetto relativo al dominio sessuale sulle donne, alcune delle quali, in opposizione a un meccanismo di sudditanza che perpetua la cultura dello stupro della violenza, si sono trasformate nelle più sadiche e peggiori torturatrici, totalmente asservite all’organizzazione.

In modo passivo, come donne schiave e madri dei futuri militanti, o attivo, come militanti e kamikaze, le donne sono delle vere e proprie pedine attive di un sistema violento.

Ad ogni modo nel testo appare evidente che il messaggio e la comunicazione estrema operata dal Daes determinino una vera e propria polarizzazione dell’interesse all’interno della società islamica.
La violenza è strumentalmente spettacolarizzata, anche a livello virtuale e questo ammanta l’Isis, specie per gli adepti, di un’aura di forza leggendaria.

Il Daes fa leva infatti, sulla ricerca di avventura di tanti, su convinzioni politiche scorrette, sulla disperazione e l’ignoranza di molti popoli.

L’intreccio astutamente progettato, tra sacralità e mitologia, tra medioevale e moderno, crea un immaginario capace di conquistare spazi anche nel mondo occidentale, rendendo questa organizzazione una piovra che insinua i suoi tentacoli ovunque e che ovunque si mantiene in vita.

Sara Montinaro, nata a Lecce, si è laureata in Giurisprudenza all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Specializzata in violazione dei diritti umani, immigrazione e diritto internazionale umanitario, è stata procuratrice a Parigi presso il Tribunale Permanente dei Popoli sulla Turchia e il popolo curdo e ha lavorato con il giudice Essa Moosa in Sud-africa. Da sempre attivista politica e dei diritti umani, ha collaborato alla realizzazione di diversi progetti in Rojava (Siria del Nord-Est) e ha partecipato a missioni umanitarie nei Balcani, in Grecia, in Tunisia, in Cisgiordania-Palestina, in Turchia, nel Kurdistan iracheno e in Rojava.

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