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Recensione: “La crociata”. La favola ecologista di Louis Garrel

Recensione: "La crociata". La favola ecologista di Louis Garrel Recensione: "La crociata". La favola ecologista di Louis GarrelRacconta il regista (e attore) Louis Garrel:

Rientravo da New York con Jean-Claude (Carrière). Sull’aereo mi disse che aveva avuto una bella idea per una scena. Quando si trova sopra le nuvole, spesso gli vengono in mente delle idee. A Parigi mi lesse quella scena, che sarebbe diventata la prima sequenza de La crociata. Gli risposi: «Ma è assurdo!» Dei ragazzi appassionati di ecologia! Pensavo fosse un’idea degli adulti inculcata nella testa dei ragazzi, mi imbarazzava, non mi sembrava giusta. Ne parlai con degli amici, lessi loro la scena, e tutti trovarono, come me, che suonava falsa. Jean-Claude rimase un po’ offeso perché era sicuro della sua scelta. Passarono tre mesi e un giorno venni a sapere dalla televisione che un’adolescente svedese aveva avviato uno sciopero della fame per mobilitarsi a favore dell’ecologia non sopportando più che nessuno non facesse nulla. Era Greta Thunberg.

In queste righe sta il senso di La Crociata, uscito al cinema il 5 gennaio. Un film breve, di appena 66 minuti, ma intenso. La vicenda è semplice: Abel e Marianne scoprono che il figlio tredicenne Joseph ha venduto di nascosto i loro oggetti più preziosi. Ben presto si rendono conto che Joseph non è il solo: nel mondo ci sono centinaia di ragazzi uniti per finanziare un progetto misterioso. Si sono dati una missione: salvare il pianeta.

Già, salvare il pianeta, sulle orme di Greta. Perché non è più tempo di pensare, ma di agire e questo è un messaggio che le nuove generazioni danno alle vecchie, troppo impegnate a ragionare secondo tempi e schemi di un secolo ormai vecchio per accorgersi di un’urgenza che ormai non lascia alibi, ma chiede solo di mettersi al lavoro. Ed è proprio quello che i ragazzi faranno.

C’è poi un secondo messaggio, altrettanto importante. Le due generazioni rappresentate differiscono anche per un altro aspetto fondamentale: se gli adulti piangono gli oggetti venduti dai ragazzi, i giovani ne sottolineano l’inutilità e la vacuità. I “grandi” danno valore alle cose, i “piccoli” ai valori, all’amicizia, alla cooperazione in nome di un grande ideale. Quasi un recupero delle perdute ideologie, prima archiviate e poi dimenticate proprio da quelle generazioni “di mezzo” che sono i genitori dei piccoli protagonisti.

Il registro scelto dal regista Louis Garrel, che è anche interprete di Abel, il padre di Joseph, e dello sceneggiatore Jean-Claude Carrière, venuto a mancare l’8 febbraio 2021, è volutamente leggero, perché il messaggio è troppo importante per essere derubricato a “pippone”, troppo grande il rischio di diventare didascalici. E allora è la commedia il veicolo migliore per far arrivare agli spettatori il genuino spirito de La Crociata. Accanto a Garrel una convincente Laetitia Casta nel ruolo di Marianne, la madre di Joseph.

Convince, allo stesso modo, anche il divenire degli eventi, con il progressivo coinvolgimento degli adulti e la presa di coscienza che i ragazzi non si limitano solo a manifestare, ma sono capaci di spingersi oltre, di passare all’azione, con una invidiabile concretezza, a dispetto della loro giovane età.

La Crociata è uno schiaffo in faccia alle generazioni che attualmente compongono la classe dirigente, un grido d’allarme che si unisce a quello di Don’t look up sull’inadeguatezza del potere, in questo caso rappresentato dagli adulti, in un periodo storico critico. Ma è anche una bella favola e come tale dovremmo viverla, cogliendo negli occhi sognanti e determinati dei ragazzi una scossa per le nostre coscienze e un efficace appello all’azione.

 

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