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Recensione : “La lanterna nera”. L’amore fraterno, la genialità e i pregiudizi del XVII secolo

Recensione : "La lanterna nera". L’amore fraterno, la genialità e i pregiudizi del XVII secolo Recensione : "La lanterna nera". L’amore fraterno, la genialità e i pregiudizi del XVII secoloLa natura possiede delle perfezioni per mostrare che essa è l’immagine di Dio, e dei difetti, per mostrare che ne è solo l’immagine”

BLAISE PASCAL

Questo è “LA LANTERNA NERAdi Alberto Frappa Raunceroy (ARKADIA Editore), friulano, laureato in storia del Diritto Romano alla Cattolica di Milano ed attualmente residente a Udine.

La storia ci ha insegnato come nel corso dei secoli gli uomini abbiano sempre temuto ciò che è diverso, inspiegabile ed ignoto.

E dinnanzi alla paura quale miglior difesa se non l’attacco?

Questi sono i presupposti su cui si basa l’intera vicenda, narrata in prima persona in un susseguirsi di ricordi che ruotano attorno alla figura di una sorella speciale amata al di là delle deformità fisiche e delle stranezze psichiche e che diventerà il fulcro di tutta la vita del narratore. Questi, amante delle scienze matematiche in particolare e della cultura più in generale, scontrandosi con la dura realtà familiare prenderà coscienza di se stesso e di quella sorella guardata ma mai vista veramente, anzi considerata quasi un elemento marginale e distonico del nucleo familiare stesso.

Mi sedetti accanto a lei e la guardai come se l’avessi vista per la prima volta in vita mia. In quel momento riconobbi nel suo silenzio quello di mia madre.”

Nella famiglia in cui vivono e nella Ginevra calvinista dell’epoca divenuta “uno stagno dove sguazzavano ranocchi conformisti e ligi a una riforma che ottenebrava le menti e gli spiriti” i due fratelli non possono essere liberi ed è così che inizia il loro viaggio, prima a Kassel e poi a Praga (nulla dirò sulle vicende che li vedranno protagonisti né delle persone che incontreranno per non privare il lettore della scoperta del susseguirsi dei fatti) durante il quale si scontreranno con l’ignoranza, l’avversione e l’incomprensione di coloro che non riuscendo o volendo comprendere ed accettare la mente geniale di una giovane donna malata e deforme la porteranno all’unico epilogo possibile per la mentalità di quei tempi perché, purtroppo, giusto o sbagliato che sia, quando “il popolo si unisce in una sola credenza, esso si fa più forte dei principi stessi”.

Il romanzo è semplice, di facile lettura, coinvolgente, vivido nelle descrizioni e chiaro nei concetti. Porta con sé un grande assunto, quello che nei secoli ha riguardato e posto fine alle vite delle menti più geniali che ci siano state, soprattutto quelle femminili.

A cosa erano servite la mia vita, i miei sforzi, a cosa erano servite le sofferenze inumane di Elke se tutto quello che la sua mente aveva prodotto era andato perduto a causa della paura, del terrore umano che un’intelligenza alberghi in un corpo deforme piuttosto che in uno sano o in un corpo femminile piuttosto che maschile? Non è forse Dio libero di distribuire i suoi doni a chi vuole? O deve Dio obbedire alla mediocrità degli uomini?”

L’autore, però, ci lascia con uno spiraglio di speranza, perché nonostante la sofferenza, l’incomprensione, la cattiveria, l’ignoranza e la paura, quando i tempi si fanno maturi e le menti si aprono si può comprendere come “la luce penetra attraverso pertugi talvolta insospettabili”.

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