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Recensione: “Per Horror Intendo…”, una riflessione sulla paura (e su un cinema poco conosciuto)

Recensione: "Per Horror Intendo...", una riflessione sulla paura (e su un cinema poco conosciuto) Recensione: "Per Horror Intendo...", una riflessione sulla paura (e su un cinema poco conosciuto)La risata e la paura sono le due espressioni più forti del genere umano. Sono quelle che ci conquistano: non per nulla i più grandi successi dello spettacolo contengono proprio questi ingredienti, anche se non necessariamente insieme.

Lo ribadiscono a gran voce molti degli intervistati di Per Horror Intendo…, il nuovo docu-film, con componenti fiction, della regista Paola Settimini, che proprio alla paura dedica i 77 minuti della propria opera. Alle interviste sceglie di affiancare scene con castelli, vallate e montagne, simboli di mistero e magia.

Il binario è doppio: oltre all’intento dichiarato, fin dal titolo, di esplorare il mondo della paura come emozione atavica e inossidabile, Per Horror Intendo… è anche una grande occasione per un viaggio nell’horror di produzione italiana, vittima di una critica ingenerosa che gli ha negato la popolarità che, invece, ha potuto riscuotere al di là dei nostri confini.

Non per nulla, un regista geniale e acclamato come Quentin Tarantino non manca di citare i suoi riferimenti italiani ogni volta che realizza un film. E di questi riferimenti ne troviamo molti in Per Horror Intendo…, da Lamberto Bava a Ruggero Deodato, da Claudio Lattanzi a Francesco Barilli. Non manca (e come avrebbe potuto?) la stella di prima grandezza Dario Argento. Il grande assente, per ovvi motivi, è Lucio Fulci, indimenticato visionario del quale sentiamo terribilmente la mancanza.

I contenuti delle interviste sono decisamente interessanti, potendo cogliere dalla viva voce dei protagonisti riflessioni importanti sui temi fondanti del genere horror, compreso lo studio mai citato ma evidente sui sentimenti umani e una malcelata nostalgia per una vera e propria epoca d’oro del nostro cinema, capace negli anni Settanta di sfornare 350 film l’anno, guadagnandosi così il rispetto dell’intera comunità internazionale.

Completano il quadro numerosi inserti con clip di molti film: Il Conte Dracula di Jesus Franco (1970), Tectumque di Giuliano Cimino e Katia La Galante (2020), Rorret di Fulvio Wetzl (1987), I Vampiri di Riccardo Freda e Mario Bava (1957), Non si Sevizia un Paperino di Lucio Fulci (1972), Demoni di Lamberto Bava (1985), Profondo Rosso di Dario Argento (1975), La Chiesa di Michele Soavi (1989), DellaMorte DellAmore di Michele Soavi (1994), Everybloody’s End di Claudio Lattanzi (2019), La corta notte delle bambole di vetro di Aldo Lado (1971), Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (1980), Il Profumo della Signora in Nero di Francesco Barilli (1974), Pensione Paura di Francesco Barilli (1978), Il Gatto dagli Occhi di Giada di Antonio Bido (1977), Solamente Nero di Antonio Bido (1978), Le strelle nel fosso di Pupi Avati (1978), La Casa dalle Finestre che Ridono di Pupi Avati (1976) e Il signor Diavolo di Pupi Avati (2019).

Paola Settimini, cui va riconosciuto anche lo sforzo importante di girare questo docu-film durante la pandemia, dirige con mano sicura, circondandosi di grandi professionisti: firmano la sceneggiatura, infatti, Katia La Galante e Fulvio Wetzl. Quest’ultimo firma anche il montaggio, mai invasivo ma preciso e puntuale.

Due chicche meritevoli di segnalazione: nel documentario viene intervistata anche la scrittrice Cristiana Astori, autrice di gialli la cui protagonista, Susanna Marino, è una studentessa universitaria appassionata di cinema horror e la colonna sonora, firmata da Claudio Simonetti e i Goblin, autentici monumenti del genere.

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