Indira Gandhi è stata la prima e unica donna a capo di una democrazia popolata da centinaia di milioni di persone: l’India. A 40 anni dalla sua uccisione, è lei la protagonista del primo appuntamento con la nuova stagione de “
Nel secolo breve”, con Paolo Mieli, in onda martedì 19 novembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. Ha governato per circa venti anni una nazione multireligiosa, afflitta da povertà, carestie e ingiustizia sociale. Ma anche una nascente potenza militare ed economica. Dopo più di un secolo di dominio coloniale britannico, Indira trasforma l’India in una democrazia solida e indipendente, con un programma laico che per la prima volta si rivolge ai più poveri, promuove l’emancipazione delle donne e realizza grandi riforme. Per gli ultimi è Mamma India, per gli altri è Durga, la divinità guerriera. Amata e odiata in egual misura, la sua vita è una saga epica di faide, errori e tradimenti. Primo ministro, salvo rare pause, dal 1966 fino alla sua morte violenta avvenuta il 31 ottobre 1984, Indira Gandhi ha dominato la scena politica asiatica. Ma il suo lascito politico è discusso e controverso.
A seguito dell’annullamento della sua elezione nel giugno 1975 da parte di una Corte locale, impose lo Stato d’emergenza per due anni, governando di fatto con poteri quasi dittatoriali fino all’inizio del 1977 per implementare un programma di stampo socialista. Tale periodo è ancora uno dei più controversi della storia dell’India moderna.
È stata assassinata da due sue guardie del corpo sikh.
Lo scrittore e giornalista Javier Moro ha descritto l’assassinio di Indira Gandhi nel suo libro biografico Il sari rosso (capitoli 33-34). Molto critico nei suoi confronti fu invece il famoso scrittore Salman Rushdie, che nel romanzo I figli della mezzanotte (1981) riferì dell’uso della tortura durante il proclamato stato di emergenza.
Appuntamento assolutamente imperdibile.