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Stasera in tv “Dante, la voce che parla di noi”

Il fascino del Male

Stasera in tv "Dante, la voce che parla di noi"

Il male secondo Dante e la Divina Commedia: lo racconta Aldo Cazzullo, con le letture di Alessandro Preziosi, in “Dante, la voce che parla di noi”, il nuovo programma di Rai Cultura in onda martedì 27 febbraio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. In primo piano, la visione che Dante ha del male attraverso la fisionomia dei diavoli e l’incontro con Filippo Argenti, Vanni Fucci e Bocca degli Abati.

Ogni puntata della serie che va alla scoperta dell’Italia di Dante e dei sentimenti che permeano la Divina Commedia è una piccola seduta di terapia, perché ancora oggi Dante non solo parla, ma è anche la cura migliore per capire se stessi e comprendere il mondo.

Uno dei problemi più ardui della filologia italiana è lo studio della lingua dei principali autori della nostra tradizione letteraria. Tale problema è connesso strettamente allo studio della tradizione manoscritta delle opere. Nel caso di Dante, la questione è molto più complessa e delicata in quanto nel poema dantesco si è tradizionalmente identificata l’origine stessa della lingua italiana. La definizione di “padre della lingua italiana”, utilizzata per Dante, non è solo una teoria della critica contemporanea; generazioni di lettori, a partire dai primi commentatori fino ai moderni esegeti, non hanno potuto fare a meno di confrontarsi, anche quando hanno anteposto alla Commedia altri modelli linguistici e letterari, con il poema sacro. Ad esempio, la teorizzazione del Bembo nelle Prose della volgar lingua, in quanto normativa, tendeva a canonizzare un modello linguistico più vicino a Petrarca che a Dante. Ciononostante, nelle Prose, il poema è il testo più importante cui fare riferimento, anche e soprattutto in prospettiva critica, per la sua ricchezza linguistica. Tuttavia, l’importanza della Commedia è dimostrata dal peso attribuito al poema nella compilazione del Vocabolario degli Accademici della Crusca.

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