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Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) “Crocevia Oltrepò”. La terra delle quattro regioni

Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) "Crocevia Oltrepò". La terra delle quattro regioni
La terra delle quattro regioni

Là, subito dopo la confluenza che unisce il Ticino al Po, risalendo dapprima dolcemente e poi con un’improvvisa impennata, dietro filari di viti e ciliegi, si estende l’Oltrepò pavese. Un territorio raccontato nel documentario in prima visione “Crocevia Oltrepò” di Lucrezia Lo Bianco, in onda domenica 17 ottobre alle 22.10 su Rai5. Formalmente nella provincia di Pavia, questo luogo non si riconosce pavese e forse neanche lombardo. È l’inizio del territorio delle quattro “P”, dove comincia l’appennino e dove convergono le quattro province amministrative di Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza. Quattro province, ma anche quattro regioni. Un passo sul Monte Chiappo e si è in Piemonte, un altro si è in Liguria, un terzo si passa in Emilia, un quarto e si torna in Lombardia.
L’Oltrepò è un incrocio tra valli e colline: qui non si è più pavese, qui si è anni luce da Milano e dalla pianura padana. Qui è la casa in città a essere la seconda casa, quella per chi deve obbligatoriamente spostarsi per lavoro, per studio, per fare qualche commissione o la visita medica. Poi si ritorna a casa, in quota, al fresco in mezzo ai vigneti e ai ciliegi, ai tempi dilatati.
Quassù ci si sente più simili al piemontese o all’emiliano della valle accanto che agli abitanti della città. Psicologicamente più vicini al mare che a Milano, forse perché per secoli qui si è viaggiato coi muli sull’antica via del sale da cui il mare si vede chiaramente e sembra a un passo. Pavia, così vicina, è una città morbida, dolce, ma già troppo frettolosa per la gente d’Oltrepò, che non sembra considerarla troppo.
Anche il meteo qui si regola diversamente: un’escursione di più di 10 gradi separa definitivamente la città da questa sua provincia. Anche di più, nei paesi più alti. Paesi di poche persone, spesso senza neanche un negozio, dove l’inverno la neve è alta e dove, come un tempo, passa il fornaio a consegnare il pane e a controllare che tutti stiano bene.
È zona di vigneti, di moscato, di vino rosso fermo e bonarda. Di salumi buoni, di focaccia. In Oltrepò ci si conosce tutti, qualunque sia l’estrazione sociale. E se può sembrare che ogni storia qui possa essere un discorso a sé, basta poco per capire che invece tutto è collegato, che ogni storia è il filo di una ragnatela invisibile che unisce e lega tutti in questo crocevia di luoghi e persone che sulla diversità ha costruito la sua identità e la sua storia unica.

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