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CuriosArte: Il libro dei sogni senza fine di Fellini

CuriosArte: Il libro dei sogni senza fine di Fellini CuriosArte: Il libro dei sogni senza fine di Fellini.20 agosto 84, Fellini sogna…
“Tutto ciò che possiamo fare è cercare di raggiungere la consapevolezza che siamo parte di questo imperscrutabile mistero che è il creato. Obbediamo alle sue leggi inconoscibili, ai suoi ritmi e ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra i misteri.”
Sotto il disegno che illustra il suo sogno, dove è semisdraiato sotto un albero, il braccio alzato a indicare stelle luminosissime che punteggiano d’oro un cielo dipinto in varie tonalità di un blu sempre brillante, Fellini scribacchia questa frase.

Il regista aveva l’abitudine di tracciare schizzi e annotazioni appena sveglio per illustrare sogni e incubi notturni al suo psicanalista. Un lavoro sulla propria vita onirica iniziato nel 1964 su indicazione di Ernst Bernhard che era stato allievo di Jung: dopo la morte improvvisa di Bernhard, Fellini continuò a stilare l’inventario dei suoi sogni per quasi tre decenni.

Il Libro dei sogni è l’opera più intima di Fellini, dove sono raccolti questi disegni.
Fogli con illustrazioni sgargianti accompagnati da parole talvolta cancellate e riscritte come un analista freudiano non gli avrebbe mai consentito di fare.
“Segnacci, appunti affrettati e sgrammaticati”, così il regista definiva il suo “Librone”, che spalanca le porte della sua psiche, l’inconscio di un vero maestro dei sogni.

Ci sono passaggi crudi, in certi casi imbarazzanti: da caricaturista Fellini sa essere talvolta impietoso con sé stesso. Ma è anche la proposta di un viaggio per il quale ci mette a disposizione aerei, piroscafi, automobili, treni, dirigibili: perché dobbiamo alzarci all’altezza di donne gigantesche e sempre giunoniche, e subito sentirci minuscoli come in una celeberrima scena di 8½.
Per riempire questi fogli Fellini usava i pennarelli come scandagli della propria psiche. Li riempiva di tracce che, se seguite, conducono sui mille sentieri della fantasia.

Mostrano come il sogno individuale possa diventare disegno e si fa poi cinema: quell’arte che genera il sogno collettivo. Il cinema racconta, rielabora, rinnova in nuove forme sogni, desideri, paure ed emozioni umane in un infinito scambio.

Il regista detestava la parola ‘fine’, non accettò mai di inserirla a chiusura delle sue opere, quasi volesse indurre negli spettatori la sensazione che il film proseguisse anche quando le luci si riaccendevano in sala.

I sogni del regista lanciati come semi che continuano a germogliare e dai quali nasceranno altri sogni in un gioco senza “fine”.

http://archivio.federicofellini.it/disegni

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