La luna storta di Francesco Tozzi - Pupo di ferro La luna storta di Francesco Tozzi - Pupo di ferro
 |  | 

La luna storta di Francesco Tozzi – Pupo di ferro

La luna storta di Francesco Tozzi - Pupo di ferro La luna storta di Francesco Tozzi - Pupo di ferro

Pupo di ferro

“Mi fanno vomitare questi pennivendoli da strapazzo, quando leggo Plutarco, e le gesta dei grandi eroi”

[Schiller – I masnadieri]

Qualche mese fa, a Palermo, nel teatro dei Pupi di Mimmo Cuticchio, per la prima volta in vita mia, riuscii a vedere uno dei tanti spettacoli che si programmano là dentro: ad un certo punto, il piccolo sipario di legno si alzò, e dietro c’erano, schierati, tutti i paladini di Carlo Magno.

Andavano a vendicare uno di loro, nel nostro silenzioso sussiego, mentre – solo vent’anni prima – anziani signori con la coppola e il sigaro plaudivano alla loro partenza, piangendo di contentezza, urlando “MINCHIAAA PICCIOTTI!!! FACITELI A PEZZI QUEI FITUSI!!” .

Erano, quei signori, i figli migliori della nostra terra, quella terra dove sono nati la commedia dell’arte, l’opera dei pupi e il melodramma. Quegli anziani signori con il sigaro che avevano combattuto (e magari stavano combattendo, anche in quel momento) con la vita, si riconoscevano in quei pupazzi dalle armature splendenti, perfette; loro, che avevano un vestito solo e lo usavano unicamente nelle grandi occasioni, riconoscevano in quelle marionette dei modelli inarrivabili, eterni, su cui ricalcare – quando possibile – la propria vita.

Sapevano di essere diversi da loro. E per questo li amavano.

Quel che vediamo dietro gli schermi di un cinema, di una tv o di un pc, ed è riprodotto in un’opera di finzione, non siamo noi, non possiamo, dire non dobbiamo essere noi. Nostro è il carattere, nostra è la vita, nostre sono le responsabilità, in quelle dobbiamo identificarci.

Pensando a noi, non dobbiamo rimandare il confronto, la battaglia, perché – prima o poi – il confronto arriverà, e noi non saremo pronti. Dobbiamo tornare ad abituarci al conflitto, al contrasto e allo stato di belligeranza della vita.

Una generazione “garantita” come la mia e “protetta ad ogni costo” come quella dopo la mia, non prelude a scenari confortanti.

Scrivo queste cose perché constato sempre più come molti miei colleghi rimandino continuamente l’appuntamento col grande confronto, andando alla ricerca dell’occasione giusta, il buon contratto, la paga soddisfacente, la bella compagnia.

Dobbiamo pensare che i miracoli e le cose straordinarie non sono di questo mondo: esse si manifestano per darci segni di conforto, non perché ne siamo – in qualche modo – i fautori, i creatori.

Noi rappresentiamo l’ordinario, signori miei. Lo straordinario si manifesta attraverso noi quasi casualmente, senza che noi lo vogliamo. Come lo spirito santo si impossessò dei grandi padri della chiesa, così la grazia ci prenderà quando meno ce lo aspettiamo, se riusciremo a farci trovare pronti.

E gli altri? Gli altri dovranno essere alla nostra altezza, è ovvio. Basta scegliere chirurgicamente di circondarsi di “inferiori”, dobbiamo avere l’ambizione e la curiosità di frequentare i grandi, per poterci mettere al loro livello, avere il piacere di tacere ascoltandoli e rubare, rubare, rubare il più possibile.

Senza che ce ne accorgiamo ci ritroveremo guardati dagli altri. Scorgeremo la nostra armatura brillare al sole mattutino, ci ritroveremo circondati da pennacchi variopinti e dal sostegno della gente.

Durerà solo un attimo: ecco che dovremo spronare la nostra cavalcatura, per ripartire ancora, verso un altro obiettivo.

Autore

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *