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Oggi in radio appuntamento con “Radiocorriere delle feste”

I messaggi dei Presidenti

Oggi in radio appuntamento con "Radiocorriere delle feste"

Un appuntamento atteso, ogni anno, il 31 dicembre: il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica agli italiani. Accade dal 1960 e domenica 31 dicembre alle 17.45 su Rai Storia “Radiocorriere delle feste” propone una scelta dai tradizionali discorsi di fine anno dei Presidenti della Repubblica trasmessi in Tv: da quello del 1960 di Giovanni Gronchi a quello del 2022 di Sergio Mattarella.

Nel 1924 viene avviato il servizio di radiodiffusione circolare sul territorio nazionale. Il servizio è gestito dall’Unione Radiofonica Italiana (URI). L’anno dopo, il 18 gennaio 1925, viene fondato a Roma l’organo ufficiale dell’ente, il Radio Orario. La rivista contiene 24 pagine al prezzo di 1,50 lire; l’abbonamento annuo costa 45 lire. La sua principale funzione è pubblicare i palinsesti delle stazioni radio italiane e delle principali estere. Nel 1926 la redazione viene spostata da Roma a Milano, con il conseguente cambiamento della testata in Radiorario (30 gennaio). Nel 1927 l’EIAR sostituisce l’URI.

Nel 1930 la sede viene nuovamente spostata, questa volta a Torino in via Arsenale. Il direttore è Gigi Michelotti e la rivista prende il nome definitivo di Radiocorriere (5 gennaio). Sul periodico, oltre ai programmi radiofonici, si possono trovare molti articoli tecnici sulla radiofonia, ma anche interventi di tipo culturale e musicale. Arnaldo Mussolini, fratello di Benito e vicepresidente dell’EIAR, pubblica sul Radiocorriere un celebre editoriale sui compiti pedagogici della radio come nuovo mezzo di comunicazione. Cominciano inoltre a trovare spazio le pubblicità, soprattutto delle aziende che sponsorizzano i programmi di intrattenimento. Sempre attraverso il Radiocorriere si pubblicizza il concorso di bellezza Cinquemila lire per un sorriso, precursore di Miss Italia. Nel 1935 la tiratura arriva a 8 milioni di copie annue.

Viene concesso spazio alla musica leggera e all’intrattenimento, senza trascurare la propaganda di regime. Quest’ultima diventa preponderante e i toni cambiano con l’entrata dell’Italia in guerra.  Da quel momento il Radiocorriere sconsiglia l’ascolto dei programmi radio stranieri.

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