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Oggi in TV: “Il Provinciale” in Friuli Venezia. Giulia Carso, lungo il confine della storia

Oggi in TV: "Il Provinciale" in Friuli Venezia. Giulia Carso, lungo il confine della storia
Carso lungo il confine della storia

Tappa de “Il Provinciale” in Friuli Venezia Giulia. Partendo dalle foci dell’Isonzo e arrivando a Trieste, camminando lungo il confine della storia, Federico Quaranta, accompagnato dal suo amico a quattro zampe J, sabato 29 Gennaio alle 14 su Rai2, viaggerà su quella che è una linea di confine che da sempre ha unito e diviso i popoli che l’hanno abitata. Il Carso triestino, una soglia, una vera e propria zona di frontiera. Qui, sul Monte San Michele, ha combattuto tra il 1915 e il 1916 uno dei più importanti poeti del Novecento, Giuseppe Ungaretti, il quale ha raccontato questo luogo e la tragedia vissuta dai soldati nella Grande Guerra in versi rimasti immortali. Ma il Carso di oggi, selvaggio e rigoglioso, non è quello di oltre cento anni fa. Allora era un’immensa pietraia priva di vegetazione. Tutto qui in realtà parla di pietre, a partire dal nome, che deriva da una parola indoeuropea, “kar”, che significa “pietra”, appunto. E sono le stesse pietre che raccontano il carsismo. Mia Canestrini, per parlare proprio di questo fenomeno geologico, visiterà i laghi di Doberdò e Pietrarossa, due dei più importanti laghi carsici d’Europa, e le risorgive del Timavo, un fiume che nasce in Croazia e che sfocia sull’Adriatico, nella zona di Duino, scorrendo per 40 dei suoi 90 chilometri complessivi, nelle viscere dalla montagna. E questo spiega come delle tremila caverne sotterrane censite nel Carso, gli esperti ipotizzino che si tratti solamente del 10% di quelle veramente esistenti. Il Carso è una montagna cava, piena di doline, grotte, inghiottitoi, foibe. E sono proprio le foibe che segnano un altro momento tragico della storia del secolo scorso, quando queste terre venivano occupate dai partigiani jugoslavi di Tito e costringevano migliaia di persone all’esodo, abbandonando le proprie case, le proprie terre, per andare a vivere in campi profughi sparsi in tutto il territorio nazionale. Il viaggio di Federico Quaranta, che si fermerà a mangiare in una osmiza, una delle particolari osterie del Carso aperte solo pochi giorni l’anno, e che andrà a scoprire anche i ruderi di Castelvecchio a Duino, un edificio costruito su uno sperone di roccia a precipizio sul mare, si concluderà al Porto Vecchio di Trieste, luogo simbolico di frontiera, fin da quando Carlo VI d’Asburgo, nel 1719, lo decretò porto franco. Lungo il cammino di una storia che racconta di violenze e ferite profonde, Federico cercherà, parlando con chi il territorio lo vive ogni giorno, di comprendere come sia giunto il momento di sollevare la bandiera bianca: di perseguire la pace.

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