Quando Niccolò Machiavelli pubblicò Il Principe nel 1532, nessuno si aspettava avrebbe acquisito una tale rilevanza. Del resto, ai suoi contemporanei, la morale di fondo dell’opera risultava invero amorale: pur di rimanere al potere e assicurare la stabilità politica, un sovrano dev’essere disposto anche al più deplorevole degli atti; una valida deontologia, se applicata nell’Italia rinascimentale, che in un ambiente democratico risulta però contraddittoria, inattuale ai limiti dell’inattuabilità.
O almeno, teoricamente. Perché ciò a cui quotidianamente assistiamo nella politica e nella società pare comunicarci diversamente: affinché tale formula riottenga validità, è sufficiente adattarne i termini al contesto. E anche qualora l’evidenza venga celata sotto mentite spoglie, possiamo ugualmente osservarla manifestarsi altrove.
Scritto dal giornalista Cristoforo Spinella e pubblicato da Meltemi Linee, Erdoğan: storia di un uomo e di un paese è un saggio monografico incentrato sul capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdoğan. In meno di 200 pagine e con una prosa accessibile e adatta alla divulgazione, l’autore ne conduce una lodevole analisi, ripercorrendone il vissuto e la carriera dalla genesi alla contemporaneità. Ne risulta un ritratto dinamico e tridimensionale, oltrepassando ciò che traspare dai media tradizionali, avendo dedicato peculiare rilevanza alle componenti più strettamente umane del Premier: passioni, amicizie, successi, fallimenti, ansie, vulnerabilità. Tutto ciò, assieme ai numerosi e variegati excursus di approfondimento nel testo, consente di trattare propriamente il fenomeno Erdoğan. Perché l’ascesa di un uomo in grado di plasmare completamente un popolo e una nazione secondo la propria volontà, mutando persino lo sforzo altrui o eventi potenzialmente compromettenti in fonti di consenso per sé, tutto ciò oltre ogni pronostico, non può che essere definito un fenomeno. Tuttavia, è in nome dello stesso consenso che possono divenire la norma repressioni, arresti sommari, ricatti, tradimenti, manipolazioni tramite la retorica e la religione; e la democrazia, ormai succube della smisurata brama di potere di un uomo, è così ridotta ad un mero strumento da rinnegare quando più è conveniente.
Ed è in tal modo, mistificando e rinnegando i diritti e i princìpi propri e della comunità, che la reale essenza di un leader è disvelata; sta quindi al popolo impiegare la propria arma più potente, il consenso, per decidere se affrancarsi dal proprio giogo oppure esserne complici.